Con profonda partecipazione e con grande orgoglio celebriamo il 70° della liberazione di questo Comune dal nazifascismo.
Manciano e gli altri comuni limitrofi hanno rappresentato un punto alto della lotta di liberazione nazionale nella nostra provincia. Si può senz’altro affermare che qui, in queste zone, la Resistenza seppe subito elevare il movimento sponteneo di opposizione al fascismo ed alla guerra a movimento organizzato di cui ne furono esempio le formazioni partigiane del Ten. GINO del Ten.LUCCHINI del comandante ARANCIO. Continua a leggere
tenente Gino
A Gino
Le ali per volare da te
sono sempre più leggere
amo questo volo sognato
Incontrerò la tua anima nell’infinito.
Ti riconoscerò tra i buoni della terra
che hanno meritato
d’essere angeli come te.
Io e i tuoi cari compagni d’arme
continueremo il nostro viaggio terreno
orgogliosi
del tuo coraggio.
Arrivederci, non addio.
Licia
Orazione in memoria del Tenente Gino e del Soldato Giovanni
Sono molto emozionata ed onorata di essere qui oggi a tenere l’orazione in memoria del Tenete Gino e del Soldato Giovanni. Mi onora poter ricordare questi ragazzi con voi tutti, e ricordandoli pubblicamente togliere loro la patina di eroi che li allontana da chi non li ha conosciuti direttamente e restituire il loro valore di uomini veri, tentando di ricostruire i loro sguardi e i loro sentimenti.
Ho avuto la fortuna di crescere in una famiglia antifascista in cui si raccontavano le vicende dei partigiani e della Resistenza come si raccontavano le storie di famiglia, così che per me i partigiani non sono mai stati un’entità astratta avvinta dalla retorica, ruolo in cui, nell’urgenza di costruire un pantheon laico a guardia della neonata Repubblica sono stati relegati in fretta e con superficialità, ma persone reali, di carne sangue e cuore.
Così è per me, che appartengo ad una generazione intermedia a cui la Resistenza è spesso stata spiegata direttamente da chi l’ha vissuta, e a cui i valori fondanti della nostra società sono arrivati quasi per osmosi.
Non altrettanto è per i giovani che non trovano in famiglia, raramente nella scuola, e mai nel tessuto sociale in cui vivono oggi la narrazione onesta della Resistenza: non più tardi di un mese fa, a ridosso della Festa della Liberazione, mi sono sentita chiedere da una bambina di dieci anni chi fossero i Partigiani.
Dobbiamo allora cogliere queste occasioni di memoria per spiegare che cosa fu la Resistenza, senza indulgere troppo alla commemorazione eroica vuota di contenuti.Dobbiamo cercare di immaginare e ricostruire, noi per primi, che turbamenti dovessero agitare i tenenti Luigi Canzanelli e Antonio Lucchini nell’immediatezza dell’armistizio: la decisione di diventare banditi (come i tedeschi e i repubblichini definivano i partigiani) per loro, uomini di disciplina, è da considerare in tutto il suo valore dirompente.
Con pari ammirazione si deve valutare la scelta di organizzare una piccola scuola per i ragazzi del paese, che trasmettesse e fortificasse in chi era cresciuto immerso nel pensiero unico fascista gli ideali di libertà, uguaglianza, equità.
E se negli ufficiali istruiti questi ideali erano presenti e consolidati provate a pensare a Giovanni Conti, che nella sua giovane vita di duro lavoro e analfabetismo aveva pur tuttavia maturato il desiderio di riscatto.
Oggi, qui, voglio celebrare questa importante eredità morale del Tenente Gino e del Soldato Giovanni: l’aver creduto fino alla morte che tutti debbano avere uguali opportunità, che la cultura e lo studio sono strumenti di libertà e di arricchimento non solo personale ma diffuso.
Invito tutti a raccogliere questi valori che hanno ispirato la nostra Costituzione e trasmetterli ai ragazzi, e a non lasciare che un nuovo strisciante fascismo ci privi pezzo per pezzo della cultura, dell’uguaglianza, del lavoro e (più importante di tutto) della speranza.
La logora esortazione, a non far sì che i partigiani siano morti invano, si rinnova di senso oggi che l’Italia è afflitta da una crisi morale, prima ancora che economica, che l’ha condotta a cannibalizzare il proprio futuro togliendo risorse alle nuove generazioni.
Come giovane donna e anche come mamma, prima ancora che come appartenete all’associazione dei Partigiani, mi impegno quotidianamente affinchè il lascito morale di Luigi e Giovanni non venga disperso dal vento dell’individualismo: mi conforta nella lotta quotidiana sapere che a raccogliere il testimone e a difendere quella Costituzione che si vuole cambiare prima di averla applicata totalmente, ci sono molti, e molti giovani!
Vi saluto e rendo omaggio ai Partigiani qui caduti e a quelli che sono rimasti a ricordarli con le parole di un poeta:
Qui vivono per sempre
gli occhi che furono chiusi alla luce
perché tutti li avessero aperti
per sempre alla luce.
G. Ungaretti
Sara Ticciati
La strada della Dogana
Chi è che piange su quella vecchia croce?
Vecchio è l’onore, vecchia è la gloria, giovane il ricordo che non invecchia mai. Per 66 anni, ogni anno sulla strada della Dogana, un cuore ha rinnovato il sogno.
Beate queste pietre, queste siepi che hanno visto spegnersi la giovinezza! Giovinezza che corri via senza degnarti di tanto spreco di cuori ardenti.
Ognuno di quei vostri pochi giorni fu inpiegato per amare gli altri. Stracciati, stanchi, delusi eppure fiduciosi del palpito del vostro cuore indomito. Rimarrà per sempre in questa “della Dogana” l’urlo del vostro dolore, la pena del vostro male.
Chi passerà da qui nel silenzio senza scarica di mitraglia, potrà solo rimpiangere il passato. L’anima dell’onore mai spento risorgerà ogni volta che vogliamo, ogni volta che vorremo sentirci meno soli.
Licia Bianchini Lucchini
alla casa comune dell’ANPI