Costituzione, referendum se si cambia

“Trovo francamente sorprendente che in Senato, in un momento difficile e complesso, si trovi – con tanta velocità – il tempo per mettere all’ordine del giorno (sembra con l’intento di concludere rapidamente)  il disegno di legge costituzionale che contiene, fra l’altro, modifiche all’art. 138 della Costituzione”.

Il presidente dell’Anpi, Carlo Smuraglia, Continua a leggere

A proposito delle riforme costituzionali


Caro Presidente,
ho letto con molta attenzione il discorso da te pronunciato alla manifestazione di Bologna ed in proposito permettimi di fare alcune annotazioni. che mi auguro possano servire al proseguo della nostra attività sulle riforme costituzionali
In merito al procedimento per realizzare queste riforme  nell’ordine del giorno del comitato nazionale veniva giustamente criticata l’ipotesi di realizzare ipotetici organismi misti parlamento e società civile. Oggi siamo di fronte ad una realtà diversa poiché nelle mozione approvate dai due
rami del parlamento tutto viene riportato in testa al parlamento con il rafforzativo della realizzazione del Referendum confermativo, indipendentemente dalla maggioranza con cui verranno votate le riforme, prevedendo eventuali organismi meramente consultivi  di esperti ecc,

A me sembra che questo importante elemento debba essere da noi colto per un giusto proseguo del nostro lavoro e sottolinearlo come risultato delle posizioni che noi, insieme ad altri, abbiamo sostenuto. Nel merito delle riforme eventuali da perseguire lungi da me la pretesa di andare oltre le indicazioni del comitato nazionale e da te riprese nel discorso di Bologna, ma forse, il problema della “sfiducia costruttiva”, come sostenuto anche da Rodotà ed altri, potrebbe anche essere
esplicitato come fattore di stabilità e governabilità e come antidoto ad ogni forma di presidenzialismo

Dove invece voglio rappresentare le mie perplessità é sulla nostra eventuale partecipazione a comitati od altri organismi da realizzare all’uopo su questi problemi, Francamente, a me sembrerebbe meglio che l’ANPI mantenga la sua AUTONOMIA, decidendo di volta in volta di esprimere la propria eventuale condivisione e partecipazione. Alcune  di queste abbiamo già partecipato. Ciò deve valere anche per le iniziative promosse da noi , le più larghe ed unitarie possibili ma non da “ingessare” in organismi che possono anche sfociare in prese di posizioni
o manifestazioni  non condivisibili.

D’altra parte, se non ho male  interpretato, questa indicazione di autonomia  era contenuta
in una delle tue prime relazioni al comitato nazionale dopo il congresso nazionale.
Con i più fraterni saluti

Nello Bracalari presidente comitato prov.le ANPI di Grosseto

Progetto degli studenti di Grosseto: “Formiamo i nuovi cittadini”

La Consulta degli studenti di Grosseto ha elaborato un progetto “per la formazione attiva dei nuovi cittadini”, che può diventare modello di riferimento nazionale. Non è un caso che l’iniziativa abbia trovato il consenso dell’Anpi nazionale. Che ha concesso il patrocinio ed ha assicurato che avrebbe sollecitato gli organismi provinciali a prestare la maggiore collaborazione con le locali Consulte degli studenti per la realizzazione concreta dell’iniziativa. Continua a leggere

Presidi umani contro lo scempio alla Costituzione

Pancho Pardi-Il manifesto 5 luglio 2013

 

La legge di modifica costituzionale trattata come ordinaria legge d’urgenza. Fretta e tempi contingentati. Martedì notte in poche ore la Commissione Affari Costituzionali ha licenziato il disegno di legge 813 che istituisce il Comitato di 20 senatori e 20 deputati cui è attribuito il compito di modificare la Costituzione in ben 4 Titoli della seconda parte (I, Il Parlamento; II, Il Presidente della Repubblica; III, Il Governo; V, Le Regioni, le Provincie e i Comuni).

In materia di stretta pertinenza parlamentare, il disegno è di iniziativa del governo. Questo nasceva con scopi limitati e temporanei ma ora detta modi e tempi per cambiare una Costituzione che era stata confermata a larga maggioranza dal popolo nel referendum del 2006.

E lo fa con una plateale e molteplice violazione dell’articolo 138, che regola le modifiche costituzionali. La prima violazione è globale. Una coerente giurisprudenza costituzionale ha sancito il principio che le modifiche devono essere di carattere emendativo, puntuali e omogenee. Questo il centrosinistra aveva opposto alla riforma del centrodestra. Ora il PD tradisce il principio e accetta di discutere modifiche complesse fino al punto di poter cambiare la forma di governo e di Stato. Si rovescia la ratio costituzionale. Finora la revisione costituzionale era subordinata alla Costituzione. Ora si eleva la revisione a prassi dominante sulla Carta.

Il governo non ha il coraggio di cambiare l’art. 138 ma lo deroga. La sede propria della discussione parlamentare sono le Commissioni al completo, ognuna per conto proprio oppure insieme in sede bicamerale. Qui si inventa un comitato bicamerale di commissioni incomplete: 20 senatori e 20 deputati, di cui resta oscuro il criterio di scelta. Il principio di rappresentanza viene alterato: non valgono solo i seggi ma anche i voti ricevuti. Il PD rinuncia all’effetto del premio di maggioranza alla Camera. Mentre si illude che il fair play possa rabbonire il Caimano trascura il fatto che l’opposizione resta pericolosamente schiacciata. Le Commissioni Affari Costituzionali, si dice, continueranno a lavorare: quando e come? Di fatto, non potendo trattare la vasta materia della revisione costituzionale, sono esautorate dal Comitato dei 40. Ma un punto di gravità oggi incalcolabile è le predeterminazione dei tempi. La volontà del governo, assistita dalla coriacea regia del Quirinale, pretende che tutto sia concluso entro un anno e mezzo. Non solo Commissioni e Aule a passo di carica, con tempi contingentati, come se si trattasse di un decreto legge, ma accorciamento a un mese del periodo di tre messi previsto dalla Costituzione vigente per il secondo passaggio nelle Camere.

Dei temi principali di modifica ci sarà occasione di parlare in modo approfondito, ma un solo accenno basti. Se tutto va come le larghe intese vogliono, con questa procedura da formula 1 potremmo ritrovarci in una repubblica presidenziale, in cui per la stessa fretta non si sarà neanche trovato il modo di impedire che il presidente sia il proprietario delle televisioni private e dominatore di quelle pubbliche.

E’ ora necessaria un’energica ripresa dell’iniziativa popolare. Bisogna contrastare in tutte le sedi il principio dominante di questa operazione: la Costituzione non dà a chi governa gli strumenti per farlo. Non è vero. Gli strumenti ci sono, è la politica a fare cilecca. Il PD guardi dentro sé stesso: la caduta del primo governo Prodi nel 1998 era colpa della Costituzione o della insipienza delittuosa del centrosinistra?

L’opposizione nel Comitato e in aula non ha i numeri sufficienti. I parlamentari del PD di buona volontà facciano mancare i due terzi che escludono il ricorso al referendum. E’ essenziale che la libera cittadinanza riprenda la parola e si faccia sentire da lunedì prossimo. Prepariamo presidi umani di fronte alle sedi parlamentari in cui si prepara lo sfregio alla Carta. Prepariamo una manifestazione nazionale e una staffetta di scioperi della fame in contemporanea con la discussione in aula. Ricordiamo ai parlamentari che se la Consulta dovesse stabilire l’incostituzionalità della legge con cui sono stati eletti essi non hanno alcuna legittimità per toccare la Costituzione.

 

Pancho Pardi