Giornalista e collaboratore di Patria Indipendente, il neo presidente dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, già vicepresidente provinciale durante il mandato Agresti, ha chiamato a coadiuvare la propria azione Antonella Coppi e Claudio Bellucci, rispettivamente presidenti della Sezione Amiata grossetana e della Sezione di Follonica. A completare la squadra, insieme ai due nuovi vicepresidenti, le riconferme della segretaria Anna Marina Copponi e del tesoriere Claudio Pellegrini. L’avvicendamento, nel solco di una continuità ideale tra il precedente gruppo dirigente guidato da Flavio Agresti e l’attuale guidato da Luciano G. Calì, intende segnalare con efficacia l’emergere di nuove energie che, anche in previsione del prossimo Congresso, saranno chiamate a svolgere un ruolo propositivo e propulsivo verso ulteriori tappe di rinnovamento dell’ANPI maremmana, nel segno tangibile di una apertura ai giovani ed a tutti coloro che si riconoscono nei valori della Costituzione Italiana nata dalla Resistenza, indipendentemente dalle rispettive affinità politiche e ideali. Al nuovo presidente del Comitato Provinciale “Norma Parenti”, al termine dei lavori del direttivo associativo svoltisi in modalità telematica nella giornata di sabato 27 marzo con la partecipazione della staffetta partigiana Nello Bracalari e del partigiano combattente Gennaro Barboni, sono inoltre giunte le congratulazioni e gli auguri di buon lavoro da parte del Coordinatore Regionale Bruno Possenti e del Responsabile ANPI dell’Italia centrale, nonché componente della Segreteria nazionale, Claudio Maderloni.
Sul quotidiano la Repubblica un articolo, col commento di Gianfranco Pagliarulo, sull’Ordine del giorno del Comitato nazionale ANPI approvato nella riunione del 26 marzo
Roma. Alcune richieste, qualche consiglio e una bussola: “La storia non può essere asservita alla politica”. L’Anpi, l’associazione dei partigiani, batte il tempo al governo Draghi e mette sul tavolo alcune proposte. Prima però, alla vigilia del 6 aprile – ottantesimo anniversario dell’invasione della ex Jugoslavia – chiede che lo Stato italiano riconosca gli “orribili delitti e indicibili massacri” che il fascismo provocò in quelle terre.
Parole che solleveranno un polverone di polemiche, ma il presidente dell’Anpi, Gianfranco Pagliarulo mette le mani avanti: “E’ un altolà al revisionismo di questi anni, nel nome della verità storica. Sia chiaro però che nessuno vuole negare o ridurre i crimini delle foibe. Il punto è affrontare e ricordare il fascismo di confine”. E quindi i partigiani chiedono che questo 6 aprile sia “l’occasione perché le istituzioni riconoscano con parole e gesti inequivocabili la pesantissima responsabilità del fascismo a disonore del nostro Paese. È lo Stato nelle sue multiformi strutture che deve avviare una grande campagna di informazione sui crimini fascisti che, a partire dalla Jugoslavia, metta a memoria la sua politica aggressiva, razzista, coloniale e sanguinaria”.
Ma il documento dei partigiani – che ha come titolo “Il Paese è chiamato a un nuovo Risorgimento” – è ricco di suggerimenti. Innanzitutto sugli “interventi d’emergenza per salvare dalla rovina i lavoratori non tutelati, donne e uomini che hanno perso il lavoro da un giorno all’altro e che da tempo non hanno più un reddito”. Ebbene, cosa faranno alla fine del blocco dei licenziamenti il 30 giugno e quando ci sarà lo stop alla cassa integrazione? La stella polare deve essere questa: il flusso di soldi europei sia indirizzato alla lotta alle disuguaglianze. “Non devono esistere privilegi verso gruppi industriali più potenti o territori più forti”.
Inoltre, l’Anpi si schiera con la mobilitazione per i vaccini bene comune. Nonostante i milioni di morti per Covid nel mondo, “stiamo assistendo ad una speculazione di dimensioni planetarie da parte di un ristretto gruppo di multinazionali, Big Pharma, che è alla radice delle difficoltà nella distribuzione dei vaccini in Europa, aggravata dalla scelta da parte di gruppi privati di ridurre il numero delle dosi per la Ue o di ritardarne la consegna, e dalla discriminazione nella distribuzione dei vaccini nel mondo, favorita dalla decisione della stessa Ue di respingere la richiesta di moratoria sui brevetti”.
Altro tema è la crisi della rappresentanza politica, che il taglio dei parlamentari ormai ratificato dal referendum di settembre, non può che acuire. Anpi si era schierata per il No al referendum. E oggi chiede una legge elettorale buona, duratura e che “garantisca al massimo la rappresentanza politica plurale dei cittadini”.
Infine una nota sull’atlantismo invocato da Draghi nel suo discorso di insediamento alle Camere. “Occhio a come usiamo le parole, atlantismo sì, ma che sia alleanza cooperativa pacifica ed aperta al mondo. Atlantismo è cosa buona e giusta, ma come dominio sul mondo è un pericolo per la coesistenza pacifica”, sottolinea Pagliarulo. I partigiani invitano al rispetto dei diritti umani e all’impegno contro le armi nucleari. Il documento si conclude ricordando la “genealogia fondamentale” dell’Italia che sta nell’unità ottenuta con il Risorgimento e nella libertà grazie alla Liberazione.
Sono onorata di rappresentare la Presidenza dell’ANPI provinciale e le sezioni sparse nel nostro territorio, di cui vi porto il saluto. Nonostante siano passati 77 anni dal giorno dell’eccidio di Maiano Lavacchio, in questo luogo pregno di memoria, é ancora tangibile il senso di orrore causato dalla ferocia degli aguzzini e dalla profonda ingiustizia subita dai nostri martiri. Non è possibile comprenderne le ragioni, non esistono risposte ai perché di tanta efferatezza. Questi undici giovani innocenti erano antifascisti, sbandati e renitenti alla leva, ma erano soprattutto pacifisti. Furono fucilati dai fascisti repubblicani, dopo un processo farsa, il 22 marzo 1944. Non erano partigiani combattenti ma si erano rifiutati di impugnare le armi al servizio della Repubblica Sociale e due di loro non avevano neppure obblighi militari. Usando un’espressione di Lorenzo Milani, essi si comportarono da “cittadini sovrani” e pagarono questa scelta coraggiosa di libertà, di giustizia e democrazia, con la vita, rifiutando la guerra e l’uso delle armi. L’eccidio non fu conseguenza di una rappresaglia, come in altre stragi di quel periodo, ma frutto di un’azione di ‘terrore preventivo’, allo scopo di fermare il diffondersi della disobbedienza alla chiamata alle armi della RSI. Il martirio di “Undici agnelli”, come furono definite le vittime da uno dei loro carnefici, non ebbe l’effetto sperato dalle autorità fasciste, anzi produsse il contrario, rafforzando la resistenza civile ed armata. In questo luogo sembrano riaffiorare, ovunque, flashback di immagini e parole che ci narrano di quei terribili momenti e ci restituiscono l’ alto livello di coraggio, di dignità e di umanità dei ragazzi qui trucidati: l’ultimo saluto di Lele Matteini scritto sulla lavagna, “Mamma: Corrado e Lele, l’ultimo bacio”; l’implorazione di quest’ultima di essere uccisa al posto dei figli; le urla e i pianti di familiari e amici, tenuti forzatamente lontani dalla scena dell’eccidio; la lettera di Antonio Brancati per i genitori: -Sono stato condannato a morte per non essermi associato a coloro che vogliono distruggere completamente l’Italia. Vi giuro di non aver commessa nessuna colpa se non quella di aver voluto più bene di costoro all’Italia, nostra amabile e martoriata Patria. Voi potete dire questo sempre a voce alta dinnanzi a tutti: se muoio, muoio innocente- Tutto questo stride con la malvagità dei carnefici che, dopo aver compiuto la strage, si lasciarono andare ad una macabra danza, urlando di gioia, ebbri di tanta violenza. Non si risparmiarono neppure di fare razzia nei poderi e di malmenare i contadini. Parole ed immagini forti, che ci chiedono di preservare la memoria di quanto accaduto e mantenerla viva, ricostruendone gli eventi, riflettendo e interpretandoli con capacità critica, affinché le nuove generazioni se ne prendano cura. Sono un invito a rafforzare la nostra coscienza civile e a contrastare ogni forma di sopruso e neo-fascismo emergente, tenendo sempre presente che la nostra democrazia e la Costituzione della Repubblica Italiana, oltre che dalla lotta di liberazione, sono nate dal sacrificio delle migliaia di vittime del nazi-fascismo. Stamani, le scuole di Grosseto non potranno essere a Maiano Lavacchio, a causa della pandemia, ma le studentesse e gli studenti parteciperanno, in remoto, alla commemorazione. Vorrei rivolgermi a loro, con alcune sollecitazioni, utili a riflettere sulle scelte che saranno chiamati a compiere, come cittadine/i consapevoli: ● cercate di conoscere gli eventi storici nella loro complessità, perché questo vi permetterà di decidere da che parte stare, di scegliere le strade giuste da percorrere; ● coltivate la memoria delle vittime e dei luoghi della Resistenza, come uno strumento per esercitare la cittadinanza attiva e per progettare un futuro inedito, gestito da donne ed uomini liberi; ● siate sempre vigili, per riconoscere e combattere le nuove forme di fascismo e razzismo, che quotidianamente ed in tante forme diverse, minacciano la nostra democrazia; ● fate sì che la Costituzione della Repubblica Italiana diventi una bussola, a cui far sempre riferimento. Pensare ed agire seguendo i suoi articoli ed i suoi principi è ancora un atto rivoluzionario di cui occorre assumersi la responsabilità, anche in nome dei martiri che oggi ricordiamo: Emanuele, Corrado, Alfiero, Attilio, Alvaro, Alfonso, Antonio, Rino, Silvano, Alcide e Mario; ● siate il cambiamento: in un momento di crisi a livello mondiale come quello attuale, è sempre più necessario riuscire a determinare uno scatto politico, un rinnovato impegno della società civile per il bene comune, in grado di promuovere una rinascita economico-sociale-culturale ed ambientale, centrata sulla persona.
“La Resistenza non si lascia imbalsamare”, sosteneva la partigiana Lidia Menapace. In questi tempi di finta pace è evidente che il tempo di essere partigiani non è finito.
In ricordo di Emanuele, Corrado, Alfiero, Attilio, Alvaro, Alfonso, Antonio, Rino, Silvano, Alcide e Mario. Quest’anno a rappresentare il Comitato Provinciale “Norma Parenti” dell’ANPI è stata designata Antonella Coppi, insegnante in pensione e Presidente della Sezione Amiata, che raggruppa e coordina efficacemente le tante sezioni diffuse del territorio interno della Maremma. Presenti, insieme all’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, Ilaria Cansella dell’ISGREC ed i sindaci Romina Sani, Antonfrancesco Vivarelli Colonna e Diego Cinelli per i comuni di Cinigiano, Grosseto e Magliano in Toscana. Nonostante siano trascorsi 77 anni dal giorno dell’eccidio di Maiano Lavacchio, è ancora tangibile il senso di orrore causato dalla ferocia degli aguzzini e dalla profonda ingiustizia subita da quei martiri. Non è possibile comprenderne le ragioni, non esistono risposte ai perché di tanta efferatezza. Quegli undici giovani innocenti erano antifascisti, sbandati e renitenti alla leva, ma erano soprattutto pacifisti. Furono fucilati dai fascisti aderenti all’autoproclamato regime di Salò, dopo un processo farsa, il 22 marzo 1944. Per usare un’espressione di Lorenzo Milani, essi si comportarono da “cittadini sovrani” e pagarono questa scelta coraggiosa di libertà, di giustizia e democrazia, con la vita, rifiutando la guerra e l’uso delle armi. L’eccidio non fu conseguenza di una rappresaglia, come in altre stragi di quel periodo, ma frutto di un’azione di “terrore preventivo” allo scopo di fermare il diffondersi della disobbedienza alla chiamata alle armi della RSI. Il martirio di “Undici agnelli”, come furono definite le vittime da uno dei loro carnefici, non ebbe l’effetto sperato dalle autorità fasciste, anzi produsse una reazione contraria, rafforzando la resistenza civile ed armata. Simbolica e struggente la lettera di Antonio Brancati per i genitori: “Sono stato condannato a morte per non essermi associato a coloro che vogliono distruggere completamente l’Italia. Vi giuro di non aver commessa nessuna colpa se non quella di aver voluto più bene di costoro all’Italia, nostra amabile e martoriata Patria”. Parole che evocano immagini forti, che chiedono di preservare la memoria di quanto accaduto e mantenerla viva, ricostruendone gli eventi, riflettendo e interpretandoli con capacità critica, affinché le nuove generazioni se ne prendano cura. Sono un invito a rafforzare la nostra coscienza civile e a contrastare ogni forma di sopruso e neo-fascismo emergente, tenendo sempre presente che la nostra democrazia e la Costituzione della Repubblica Italiana, oltre che dalla lotta di liberazione, sono nate dal sacrificio delle migliaia di vittime del nazi-fascismo. In una giornata segnata dalle restrizioni causate dalla pandemia, le studentesse e gli studenti di Grosseto, pur non potendo essere fisicamente a Maiano Lavacchio, sono stati coinvolti in remoto alla commemorazione. A loro sono inoltre rivolte alcune sollecitazioni utili a riflettere sulle scelte che saranno chiamati a compiere come cittadine e cittadini consapevoli: cercate di conoscere gli eventi storici nella loro complessità, perché questo vi permetterà di decidere da che parte stare, di scegliere le strade giuste da percorrere; coltivate la memoria delle vittime e dei luoghi della Resistenza, come uno strumento per esercitare la cittadinanza attiva e per progettare un futuro inedito, gestito da donne ed uomini liberi.