L’ANPI sostiene le manifestazioni contro la repressione turca e per il riconoscimento dello Stato palestinese

L’ANPI di Grosseto fa proprie le motivazioni della Presidente dell’ANPI Nazionale Carla Nespolo, che ha espresso adesione e sostegno alle manifestazioni contro la repressione in Turchia e per il riconoscimento dello Stato di Palestina contro i vari tentativi di annessione dei territori da parte di Israele.
Sostiene e appoggia anche l’invito al governo italiano affinché assuma una posizione chiara difendendo la prospettiva dello Stato palestinese nell’ottica di due popoli in due Stati, la legittima aspirazione all’autonomia del popolo curdo, la fine della repressione in Turchia.
Davanti ai rischi per la pace nel mondo ed alle continue violazioni dei diritti umani e dei diritti dei popoli non si può guardare dall’altra parte.
Avendo chiare le nostre radici e il nostro Statuto, l’ANPI non puoò che appoggiare tutte le realtà che combattono per i valori di libertà e democrazia che sono stati il fondamento della guerra di liberazione e che trovano la più alta espressione della nostra Carta Costituente.

Grosseto, 24 giugno 2020

Flavio Agresti
Presidente ANPI provinciale
“Norma Parenti”

Liberazione della città di Grosseto – 1944/2020

Dalla sera del 14 giugno verrà messo in rete un videomessaggio plurimo di chi ha organizzato unitariamente la cerimonia insieme alla Prefettura: il presidente dell’Istituto Storico Grossetano della Resistenza, Prof. Luca Verzichelli , il Presidente del Circolo ARCI “Festival Resistente”, Simone Ferretti, e il sindaco di Grosseto, Antonfrancesco Vivarelli Colonna. Per l’ANPI ha accettato di parlare il giornalista Gad Lener, che si è molto impegnato per salvare la memoria dei partigiani attraverso la trasmissione televisiva “La scelta”, riferendosi alla scelta di una generazione cha a prezzo di tanti sacrifici – compreso quello della vita – salvò la dignità, l’indipendenza e la libertà del nostro paese.

Anche quest’anno, compatibilmente con le condizioni imposte dall’emergenza sanitaria, la sezione ANPI di Grosseto “Elvio Palazzoli” in collaborazione con il Comitato Provinciale “Norma Parenti” promuove la commemorazione del 76° anniversario della Liberazione di Grosseto dal nazi-fascismo e in particolare dei caduti di Porta Vecchia, uno degli episodi salienti della Resistenza grossetana. Ci siamo impegnati a rinnovare ogni memoria di quella breve, ma gloriosa stagione di riscatto, nonostante le contingenze sanitarie. I soliti negazionisti hanno cercato di sfruttare la situazione per gettare nell’oblio la memoria della Resistenza. Per noi la memoria è attiva: esistono memorie che nessun evento varrà a cancellare. Storicamente la Liberazione della nostra città avvenne in tre giorni. Il 14 giugno le autorità fasciste scappano, abbandonando la città di fronte all’esercito nazista in ritirata, come era loro costume: lo avevano già fatto il 26 aprile del 1943 lasciando la città indifesa sotto le bombe. La formazione partigiana “Alunno” assume il governo della città, rifondando gli organismi amministrativi democratici e la Prefettura. Il 15 giugno un piccolo gruppo di partigiani male armati cade a Porta Vecchia per impedire a una colonna tedesca di passare attraverso la città, muoiono sei partigiani: Giuseppe Cennini , Luigi Falciani, Renato Ginanneschi , Paolo Santucci, Agostino Sergenti . Elvio Palazzoli, il giovane partigiano intestatario della nostra sezione, viene ucciso e scaraventato dalle mura dalla ferocia nazista. Il 16 giugno arriva l’esercito alleato, che riconosce le nuove istituzioni cittadine. Comincia l’epoca democratica della nostra città, su quel sangue si fonda la nostra convivenza civile, sancita poi dalla Costituzione repubblicana, democratica e antifascista.

Martiri di San Leopoldo

Comunicato stampa per i martiri di San Leopoldo

Venerdì 12 giugno alle ore 17.30 la sezione ANPI “Elvio Palazzoli” di Grosseto, insieme ai cittadini del posto, terrà la commemorazione della strage di San Leopoldo per mano dei nazisti 76 anni fa. La cerimonia si terrà alla Fiumara di San Leopoldo in località Casotto dei Pescatori presso il casello idraulico dove avvenne l’eccidio di sei civili inermi, la cui unica colpa fu aver sfamato i tre soldati tedeschi che li uccisero. Vogliamo ricordare i nomi delle vittime: Luigi e Livio Botarelli, padre e figlio, che abitavano un podere nei pressi del casello, Fortunato Falzini, responsabile dello stesso casello, Olga e Giancarlo Lari, madre e figlio di soli 16 anni, che erano sfollati, e Roma Madioni. Essi furono uccisi con brutale ferocia come era tipico dell’esercito nazista occupante.

La verità dei fatti non è mai stata accertata in via definitiva dalla magistratura. Si è celebrato solo un processo per il furto di un corredo da sposa avvenuto dopo l’eccidio. Gli abitanti della frazione hanno posto un cippo in ricordo dei sei caduti e l’Istituto Grossetano della Resistenza e dell’Età Contemporanea ha posto una targa che ricorda i fatti storicamente accertati. Tradizionalmente la commemorazione avviene presso la lapide al pattino-dromo di Marina di Grosseto in occasione della Festa della Liberazione il 25 aprile, che quest’anno non si è potuta tenere per la pandemia da Coronavirus. La nostra sezione ritiene necessario anche nella dolorose circostanze attuali ricordare i martiri, dove caddero e dove le famiglie dei loro discendenti e i loro concittadini hanno voluto collocarne la memoria scolpita nella pietra. Vogliamo anche ricordare l’impegno preso a suo tempo dal comune di Grosseto di restaurare il rudere del casello idraulico per farne un luogo della memoria perché il fascismo e il nazismo furono i responsabili non solo di una guerra terribile, ma di una serie di stragi anche di civili, che hanno insanguinato la nostra terra.

Roccalbegna, i luoghi della memoria della tragedia dell’11 giugno 1944

A nome dell’associazione ANPI di Grosseto, che rappresento come Presidentessa della sezione Amiata grossetana, ringrazio il Sindaco e l’Assessore alla cultura del Comune di Roccalbegna, che ci hanno consentito di partecipare alla commemorazione della strage, accaduta 76 anni fa. Il sacrificio delle vittime, che si aggiunge a quello delle moltissime altre stragi nazifasciste, avvenute in Italia prima della Liberazione, ha permesso a tutti noi di vivere in un Paese libero e democratico, fondato sui principi sanciti dalla Costituzione della Repubblica Italiana. Nel mese di maggio, per poter realizzare un video, che l’ANPI provinciale ha intenzione di diffondere in questa giornata, ho visitato, con la guida di Luciano Giustarini e Cristina De Niccola, i luoghi che sono stati teatro della tragedia dell’11 giugno 1944 a Roccalbegna. Ho avuto l’impressione di essere immersa in un “museo diffuso”, scandito dalla narrazione delle pietre della memoria collocate su un percorso integrato, armoniosamente, con l’ambiente circostante e con tutta la comunità. Siamo partiti dalla Piazza IV Novembre, dove fu fucilato Imolo Bindi, 31 anni, muratore e maestro di musica, abbiamo proseguito, poi, lungo Via Roma, con la lapide a ricordo di Livio Polemi, 20 anni, agricoltore, renitente alla leva e collaboratore dei partigiani, ci siamo diretti, quindi, verso la campagna. Dietro l’angolo di una casa in pietra, improvvisamente, è apparso il Sasso Pinzuto, lì vicino, su un muretto, è stato costruito un cippo in memoria di Ariberto Margiacchi, 39 anni, minatore ed operaio agricolo. Continuando lungo la strada, si è aperto all’orizzonte l’oliveto di Prato Fonte Nuova, qui fu colpito a morte Roberto Bizzarri, 22 anni, vetturale, renitente alla leva. Il sentiero scende, facendosi sempre più impervio, fino a raggiungere, in località Anguillaia, un fitto canneto, dove un crocifisso bianco e due tronchi di pietra spezzati, testimoniano il luogo del martirio di Sante Lazzerini, 33 anni, artigiano, “sbandato”dopo l’8 settembre e di Pio Pierini, 65 anni, agricoltore. Durante il tragitto, riflettendo sulla dinamica degli eventi accaduti, sono rimasta impressionata dalla spontaneità, dalla generosità degli abitanti di Roccalbegna e dal loro grande senso di accoglienza, anche di fronte ad un nemico notoriamente spietato. Il loro è stato quel sentimento di fiducia incondizionata che possiedono le persone buone, modeste, con il cuore in mano, tanto da invitare un militare tedesco, rimasto in paese per far riparare la moto, a non raggiungere il suo comando, poiché, ormai, era inutile continuare ad essere ostili l’uno con l’altro. La voglia di dimenticare le immani tribolazioni, dovute alla dittatura e alla guerra, dopo che i tedeschi ebbero abbandonato il paese, sfociò in una festa: furono messi i teli bianchi alle finestre, fu recitato il Te Deum, fu organizzata una sfilata ed un pranzo presso l’asilo comunale. Questo clima gioioso fu interrotto, però, bruscamente, dal ritorno inaspettato dei tedeschi e si tramutò in un bagno di sangue. Diversi sono gli interrogativi rimasti senza risposta sulla dinamica della strage: perché non si aspettò a festeggiare, visto che i tedeschi erano a soli tre chilometri di distanza dal paese? Chi li aveva informati sui luoghi dove cercarono rifugio le vittime? Come erano riusciti a conoscere i loro nomi? Perchè Sante fu scambiato per Santi Bindi, capo della formazione partigiana amiatina “Alta Maremma”? La memoria delle vittime ci motiva a cercare ancora la verità, ci invita alla riflessione, al cordoglio e ci muove allo sdegno per quanto accaduto. I loro nomi, le loro storie costituiscono un monito per tutti, ma soprattutto per i giovani, affinché possano realizzare le speranze del passato, dove affondano le radici profonde del nostro futuro. La nostra Costituzione, nata dalla Resistenza al nazifascismo, è la guida fondamentale, la bussola da seguire per intraprendere la difficile costruzione di un domani diverso, all’insegna della libertà, della democrazia, dei diritti inalienabili di ogni uomo e di ogni donna. Piero Calamandrei così esortava i giovani studenti nel suo famoso discorso del 1955: «[…], quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, questo è un testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra costituzione».

Antonella Coppi, Roccalbegna, 11 giugno 2020