Gli interventi che mi hanno preceduto rispondono a caratteristiche diverse e infatti si sono sentiti sinora linguaggi diversi: hanno parlato i rappresentanti degli enti locali usando il linguaggio della amministrazione e della politica e ripetendo formule giuste ma scontate e spesso retoriche; hanno parlato i migranti con il linguaggio semplice e concreto della esperienza vissuta; ha parlato un uomo di chiesa usando il linguaggio della fede. Tutti hanno dato per scontato che stare dalla parte dei migranti voglia dire stare dalla parte dell’umanità. Alcuni hanno addirittura rappresentato l’evoluzione della specie umana come un percorso volto a realizzare una tendenza intrinseca all’essere umano, la solidarietà.
Io vorrei provare a svolgere un ragionamento diverso. L’umanesimo è doppio: in nome dell’umanesimo Ariosto e Tasso hanno esaltato i massacratori degli Incas, mentre uomini di chiesa umanisti negavano la presenza dell’anima nei selvaggi e ponevano la donna insieme ai pesci al tredicesimo posto nella gerarchia delle specie. Indubbiamente, a partire da un certo illuminismo c’è stato anche un umanesimo che ha puntato sul miglioramento del genere umano senza distinzioni a esso interne. Insomma l’umanesimo è doppio e di per sé non implica una posizione antirazzista. E d’altronde di un nuovo umanesimo parlavano diversi gruppi fascisti negli anni trenta. C’è insomma un umanesimo che esclude, che riconosce come umani solo quelli della propria parte, un umanesimo dei pochi e dei ricchi (quelli che ponevano la croce sulle vele delle navi che andavano a depredare e a rendere schiavi gli indios) e c’è invece un umanesimo che include.
Sin dall’antichità c’è stato il disprezzo per i barbari e la paura dello straniero, e ci sono state popolazioni che si sono invece distinte per ospitalità e rispetto nei confronti degli stranieri. Ma in generale si può dire che l’uomo può essere certamente solidale, ma spesso è egoista e rapace. La religione cristiana lo sa bene, quando col battesimo intende cancellare il peccato originale per cui, per la sua origine, l’uomo è un animale, una creatura disposta al male, una bestia potenziamente feroce. Solo l’educazione, la diffusione di certe ideologie, l’ambiente possono indirizzare l’uomo verso una fratellanza e una solidarietà che certamente fanno parte anch’esse del suo patrimonio genetico, ma che stentano ad affermarsi se non sono sostenute da un ambiente favorevole.
La civiltà umana stessa è doppia. Ha prodotto opere d’arte e opere di distruzione, Beethoven e Hitler, opere d’arte e bombe atomiche. La stessa cultura è doppia. Di per sé non è spontaneamente antifascista e antirazzista. Ungaretti e Pirandello erano fascisti, uno dei più grandi filosofi del Novecento, il tedesco Heidegger, era nazista, erano nazisti molti premi Nobel, erano fascisti gli scienziati italiani che hanno scritto nel 1938 il manifesto sulla razza. Gli Stari Uniti d’America, la Francia dell’affaire Dreyfus, il Sud Africa, la Germania di Hitler sono stati popoli razzisti. Insomma i popoli più civili dell’Occidente sono stati e in parte sono tuttora razzisti.
Spiegava Primo Levi che l’uomo ha un istinto razzista, ma che si può parlare di razzismo solo quando questo istinto viene legittimato da una opinione diffusa, da una ideologia. Ne deriva che la lotta fra razzismo e antirazzismo è una lotta non fra umanità e bestialità, ma fra due culture egualmente umane. Di qui, fra l’altro, l’importanza della scuola che può collaborare in modo decisivo a formare un cittadino democratico e antirazzista.
Oggi l’istinto innato all’egoismo sta trovando in Italia la sua legittimazione ideologica grazie al nuovo governo. Per ora siamo in una fase in cui il cittadino perbene dice ancora IO NON SONO RAZZISTA. MA … Lo fa per rispetto automatico nei confronti di una tradizione democratica che in Italia è indubbiamente esistita, ma che si sta logorando. La sostanza di quel discorso, purtroppo, sta nelle parole che seguono quel MA. E così oggi c’è già chi dà la caccia al nero, spara, uccide. Ma c’è anche di peggio: quando Salvini parla dei migranti come dei palestrati in crociera rivela una ferocia astuta tipicamente umana: lui sa che la realtà è il contrario di quello che dice e finge di non saperlo. I suoi ascoltatori egualmente sanno che la realtà è un’altra. Quella di Salvini è una ironia sinistra, una ironia paradossale, che gioca sulla coscienza di una verità che viene volutamente rovesciata. Questa ironia è terribile perché rovescia la verità in ghigno e sorriso sardonico fra esseri consapevoli e superiori e perché presuppone un consenso sociale al ribaltamento della realtà. E’ una ironia scaltra, una ironia umana, troppo umana.
Tutti, o quasi tutti, vogliono dimenticare che le guerre, la fame, la sete, la desertificazione prodotta dai cambiamenti climatici sono responsabilità nostra, di noi occidentali. E che molti di questi migranti vengano dall’Africa, dove è nato il genere umano, è di nuovo tragicamente ironico. D’altronde da quando l’uomo è uomo le popolazioni hanno emigrato, sono passate da un continente all’altro, si sono mescolate. E ora vorremmo fermarle? Se l’homo sapiens è sopravissuto sino a noi, mentre l’uomo di Neanderthal è scomparso, è anche perché il primo era un popolo di migranti.
La spinta all’emigrazione è nel nostro DNA. La guerra e la miseria si collegano a questa spinta ancestrale. Una forza terribile e inarrestabile spinge milioni di esseri umani alla fuga. Pensate ai minori non accompagnati, voi che magari accompagnate il figlio a scuola anche se abitate in città, pensate alla tragedia di mandare da soli verso una morte tutt’altro che improbabile dei ragazzi, i propri figli, i quali poi, arrivati fra stenti orribili in Italia, non sanno dove andare, non conoscono la lingua, sono completamente persi. Quando ho visitato il centro di accoglienza per minori di Palermo mi è stato detto che un terzo di questi ragazzi impazzisce, e il ragazzo nero che mi accompagnava, orfano (genitori e fratelli uccisi o morti nel viaggio) mi ha detto che, una volta nel centro, è rimasto tre mesi a letto a piangere. Ma della follia di questi ragazzi e della assistenza particolare di cui avrebbero bisogno nessuno parla.
Passando a ideologia consolidata il razzismo sta minacciosamente progredendo. E siccome i migranti continueranno ad arrivare, la situazione si presenta oggi drammatica. Anzi direi che la questione dei migranti è centrale, addirittura decisiva. Lo spettro che si aggira per l’Europa di cui parlava Marx oggi sono i migranti. I migranti costituiscono LA questione del nostro secolo. La questione migranti è la vera questione su cui valutare le diverse forze politiche, la cartina di tornasole che rivela la loro vera essenza.
La lotta contro il razzisno è oggi lotta politica, non tanto umanitaria o caritatevole. E’ in questione la polis per eccellenza, la comunità umana, il nostro genere, la nostra stessa stirpe. Ed è una lotta di sinistra, tipicamente di sinistra, perché riguarda la difesa dei deboli, la democrazia, il dilemma fra fascismo e antifascismo.
Ridefinire oggi la sinistra anche per questo è fondamentale. Bisogna ripartire da zero ma facendo buon uso delle rovine. Alcuni punti possono essere definiti sin da ora, a partire proprio dalle sollecitazioni che vengono dalla questione dei migranti. Ne elenco alcuni.
1. Essere di sinistra significa che esiste un’unica appartenenza: quella dell’essere sociale. Non ci si salva da soli; l’essere umano o è sociale o non è.
2. Essere di sinistra significa assumere una etica planetaria e una prospettiva politica riguardante la specie umana nel suo complesso. Il pensatore o l’uomo politico che resti nella prospettiva di una nazione o dell’Occidente è solo un provinciale che collabora a un sopruso. Il cosiddetto sovranismo, incoraggiando l’egoismo nazionale, pone di fatto ogni stato contro tutti gli altri. Niente di nuovo, bensì qualcosa che purtroppo abbiamo già conosciuto in passato. Non è una soluzione, ma la premessa di una catastrofe.
3. Essere di sinistra significa che non devono esserci più rifugiati. Finché ci sarà un rifugiato o un extracomunitario da respingere alle frontiere, ci sarà una donna o un uomo di sinistra perché ci sarà bisogno di sinistra.
4.Essere di sinistra significa sapere che, anche in Occidente, anche in Italia, vi sono gruppi di individui dotati di diseguali facoltà di gestire la propria vita, e cioè di gradi diversi di libertà economica, politica e culturale, e che tale diseguaglianza è un disvalore da combattere. Ma significa anche sapere di far parte di una società che condanna al genocidio intere popolazioni e quindi di essere responsabili della fame e della morte di milioni di persone.
5. Essere di sinistra significa perciò respingere la parte di noi stessi che, attivamente o passivamente, collabora all’infelicità di una parte di umanità.
6. Essere di sinistra oggi in Occidente, e tanto più dinanzi alle conseguenze della crisi economica e del fenomeno dei migranti, significa essere consapevoli che si vive nel centro di un mondo capovolto, e cioè nella distorsione e nel capovolgimento che tutti i principali valori della vita privata e politica (come amore, libertà, democrazia, lavoro) hanno subito in una società che ha sottoposto ogni aspetto della vita umana alla legge del mercato e della speculazione finanziaria.
7. Essere di sinistra significa lottare contro lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo in qualsiasi forma esso si presenti (dunque anche quella neocoloniale), significa tutelare i beni comuni tanto del mondo naturale (aria, acqua,flora, fauna, ambiente, paesaggi), quanto di quello sociale (sanità, giustizia, scuola pubblica e ricerca, patrimonio artistico e culturale), salvaguardandoli dalla loro sottomissione al potere dominante, al profitto e alla speculazione.
8. Essere di sinistra significa impegnarsi per dar libera forma alla propria vita e a quella di ogni altro abitante del nostro pianeta.
Mese: settembre 2018
Le manifestazioni antifasciste svoltesi in città l’8 settembre sono state entrambe un successo.
COMITATO PROVINCIALE “Norma Parenti” GROSSETO
Le manifestazioni antifasciste svoltesi in città l’8 settembre sono state entrambe un successo. Le stime ufficiali parlano di 1000 partecipanti tra la piazza dell’Anpi e delle altre Associazioni e il corteo di Maremma Antifa. Ma eravamo di più: secondo il servizio d’ordine organizzato dal sindacato, che di queste cose se ne intende, nell’intero arco della manifestazione nella piazza Dante sono state presenti non meno di 800 persone: tutte grossetane e dei paesi della provincia, fatta eccezione per una delegazione arrivata da Siena con un pullman. E’ un fatto di portata storica, poiché in città non si erano mai visti tanti manifestanti contro il razzismo e il neofascismo e per la dignità dell’uomo. E saremmo stati anche più numerosi se avessimo manifestato unitariamente, dato che la divisione tra antifascisti ha disincentivato la partecipazione, così come il grande spiegamento di forze dell’ordine.
Il nostro popolo vuole l’unità, come dimostra il grande afflusso di antifascisti maremmani sotto la statua di Canapone, dove si sono riunite più appartenenze culturali e politiche. Non dobbiamo deluderlo, cominciando dal modo come spenderemo il risultato raggiunto. Che è importante non soltanto per il numero dei partecipanti alle manifestazioni. In Piazza Dante c’erano le istituzioni pubbliche, Regione Toscana in testa, c’era la chiesa cattolica (la rappresentanza musulmana ha subito un contrattempo che ne ha impedito la presenza annunciata), c’erano i migranti, che per la prima volta hanno potuto parlare in pubblico della loro esperienza personale, portando testimonianze impressionanti. Con essi, oltre che con le religioni, intendiamo intensificare la collaborazione.
Adesso dobbiamo produrre la massima apertura riconoscendo ad ognuno la propria identità. L’antifascismo è un campo fortunatamente largo e plurale; ridurlo alla visione di una parte contro un’altra produce rotture ed è per questo un errore colossale. Se nella propria azione ingloba la dimensione politica e sociale, anch’esso si fa partito tra i partiti, non rappresenta più l’identità nazionale e perde di efficacia, mentre la situazione esistente reclama la promozione dei valori antifascisti e la mobilitazione di tutte le forze democratiche che si riconoscono nella Costituzione. Perciò faremo di tutto per superare le divergenze che si sono manifestate in questa occasione. Ma nella chiarezza.
Il successo dell’8 settembre ci stimola a organizzare iniziative ancora più coraggiose, insieme con tutti i soggetti disponibili. Si avvicinano scadenze importanti, quali le elezioni europee e amministrative del prossimo anno. Tenendo ferma la distinzione tra antifascismo e lotta politica, che compete ai partiti, nella circostanza intendiamo sollecitare l’intero schieramento democratico a fare barriera contro il razzismo, il sovranismo e il neofascismo, mettendo in campo volontà politiche e atti che assumano come propri i principi della giustizia sociale e del lavoro, dell’uguaglianza e dell’accoglienza, della libertà e della democrazia, quali espressione di un umanesimo rinnovato contro la barbarie. Lo faremo anche chiamando entro l’anno tutti i democratici grossetani a ritrovarsi in una sede comune, avente il carattere degli “Stati Generali dell’Antifascismo”, per aggiornare la lettura del fenomeno e individuare le iniziative e i comportamenti più idonei a contrastarlo efficacemente.
ANPI, Comitato provinciale “Norma Parenti” Grosseto.
Li 15 settembre 2018.
Via M. Ravel 15 – 58100 Grosseto
anpi.grosseto@live.it
http://www.anpigrosseto.wordpress.com
Una piazza per l’umanità Flavio Fusi A Grosseto, il 75° dell’8 settembre all’insegna dell’attualità dell’antifascismo. La risposta dei cittadini con l’Anpi, la Caritas e altre associazioni democratiche ai disvalori di CasaPound
Quanti eravamo? Centinaia in Piazza Dante, con i nostri slogan e soprattutto con la nostra passione. Noi umani, che vogliamo restare umani e che abbiamo raccolto l’appello dell’Anpi per una manifestazione unitaria antifascista e antirazzista. Dunque, Grosseto c’è, Grosseto risponde, in questi tempi bui, dove la paura e l’odio per il diverso sembrano tracimare e non trovare ostacoli.
Sotto il palco, tante bandiere e 20 sigle del movimento democratico grossetano (tra cui le associazioni dei migranti, il coordinamento delle donne, i Cobas della scuola, i radicali della Maremma). E poi i partiti, i sindacati, numerosi rappresentanti degli enti locali della provincia. Ma soprattutto tanta gente, tanti giovani, tante famiglie. Un lungo pomeriggio, concluso dal concerto dei Matti delle giuncaie. Insieme agli interventi, la lettura di passi della Costituzione e della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Dal palco, don Enzo Capitani, direttore della Caritas diocesana, ha letto un messaggio di solidarietà del vescovo di Grosseto.
Per questa risposta democratica agli istigatori dell’odio, l’Anpi di Grosseto ha scelto una giornata piena di significato: l’8 settembre. Sappiamo bene cosa ha rappresentato per l’Italia quel giorno drammatico di settantacinque anni fa: l’armistizio, la fuga del re, la rovina del fascismo, la nascita della lotta di resistenza. Dunque, a differenza dell’attuale premier – che scambia l’8 settembre per il 25 aprile – sulla nostra piazza c’erano centinaia di persone, di esseri umani, che la storia la conoscono, che dalla storia traggono insegnamenti, che vogliono cambiare il presente e costruire un futuro degno.
In centinaia in piazza a Grosseto
L’antifascismo oggi si declina come anti-razzismo. Lo ha spiegato bene nella sua introduzione il presidente del Comitato provinciale Anpi, Flavio Agresti, e lo hanno illustrato le testimonianze di due ragazzi immigrati (uno dal Pakistan, uno dal Gambia) approdati nella nostra Maremma dopo un viaggio infernale prima attraverso la Libia e poi su una imbarcazione di disperati.
In piazza tutti gli oratori hanno sottolineato il carattere unitario della manifestazione. Dopo l’8 settembre, per salvare l’Italia, l’antifascismo ha avuto bisogno innanzitutto dell’unità. Oggi la dura battaglia contro il razzismo ha più che mai bisogno di unità. Non tutti, a Grosseto, hanno raccolto questo invito all’unità. Alcune sigle e qualche centinaio di giovani hanno respinto l’appello dell’Anpi per motivazioni tutte politiche, scegliendo di sfilare da soli per le strade del centro. Anche di fronte a queste divisioni – tuttavia – bisogna affermare il valore dell’unità e del dialogo, della discussione e del convincimento. Come ha detto Flavio Agresti, «non è questo il tempo delle divisioni dettate da visioni politiche troppo corte o da esigenze di visibilità. In città deve prevalere lo spirito di pace».
Più necessaria ancora è stata la nostra giornata di impegno, di fronte alla provocazione della destra neo-fascista nella nostra città. La cosiddetta festa nazionale di CasaPound, annunciata con grande sicumera e squilli di tromba, ha raccolto poche centinaia di persone in una località turistica.
Un altro scatto della manifestazione
Sarebbe tuttavia sbagliato sottovalutare questi episodi. Il clima politico del Paese è avvelenato dai fomentatori di odio, gli stessi rappresentanti del governo predicano la divisione e aizzano alla caccia al diverso, a cominciare dai nostri fratelli che fuggono dalle guerre e dalla morte per fame e cercano la salvezza in Europa. Come ha detto dal palco Don Enzo Capitani: «Contro queste minacce, contro gli spettri di un passato nefasto possiamo lottare solo con il coraggio della nostra umanità».
Flavio Fusi, giornalista, per trent’anni inviato della Rai, conduttore e corrispondente del Tg3 da New York e Buenos Aires. Nel 2018 per Voland Edizioni ha pubblicato il libro “Cronache infedeli”
http://www.patriaindipendente.it/persone-e-luoghi/servizi/una-piazza-per-lumanita/
Intervento del Presidente Flavio Agresti alla manifestazione contro il convegno grossetano di Casa Paund……………………..
Da questa bella manifestazione antirazzista e antifascista si levi alta e forte la nostra voce: che sia nero o bianco, africano o europeo: prima l’essere Umano!
A 80 anni dalle leggi razziali, volute dal fascismo, e a 75 dall’armistizio, il cui anniversario cade proprio oggi, 8 settembre, il problema è la dignità dell’Uomo.
Con il razzismo, il riemergere di vecchie schiavitù e l’affacciarsi delle nuove, con il dilagare della povertà, con la crisi ecologica e il riscaldamento globale, con l’intelligenza artificiale, che è arrivata al punto di condizionare quella umana, aprendo scenari inquietanti, nell’occhio del ciclone, insieme alle classi sociali più svantaggiate, c’è la nostra civiltà, c’è l’Uomo in quanto tale, la sua natura e la sua missione.
Perciò la battaglia per un nuovo Umanesimo è diventata centrale. Un Umanesimo che sia la fucina di un nuovo pensiero politico capace di far uscire il mondo dalla crisi, aprendo nuove prospettive di vita all’Umanità. Diversamente ci aspetterebbe una decadenza epocale, come altre ci sono state nella storia, stavolta con esiti ancor più pesanti e drammatici. Il rischio di una barbarie di ritorno, negli stessi rapporti umani, è dietro l’angolo.
L’odio condiziona i comportamenti; la paura del diverso, sparsa a piene mani dalla destra, genera mostri spaventosi.
Ieri il fascismo fu la reazione della classi medie spaventate dalla combattività del movimento socialista; il neofascismo di oggi, inietta razzismo per dividere i penultimi dagli ultimi, coprendo così le responsabilità di chi impoverisce gli uni e gli altri. Migranti e disoccupati devono invece lottare insieme per l’equità e la giustizia sociale, contro gli otto Paperoni che si dividono la maggior parte della ricchezza, tenendo il mondo in ostaggio.
Questo è il tempo dell’Unità dell’antifascismo, di tutti i sinceri democratici, al di là delle rispettive appartenenze; non è il tempo delle divisioni artificiose, dettare da visioni politiche troppo corte o da meschine esigenze di visibilità!
Per questo ci siamo messi insieme: Anpi, Arci, Cgil, Libera, Libertà e Giustizia, Uisp, Attac, Liberi e Uguali, Sinistra Italiana, Art. 1 Mdp, Partito Democratico, Possibile, Rete delle Donne, Festival Resistente, Partito Socialista Italiano, Circolo Khorakanè, Arci Gay, La Martinella, Rete degli Studenti Medi, Agende Rosse, Circolo Peppino Impastato, Partito Comunista Italiano, Isgrec, Coordinamento Genitori Democratici, Coordinamento delle Donne, i Radicali della Maremma.
In questa piazza c’è la città, non una sola area politica che sfila in solitudine. Grosseto, “città aperta ai venti e ai forestieri” sta ancora una volta dimostrando la sua anima migliore, la sua intelligenza e il suo gran cuore, malgrado il governo della destra.
Ringrazio tutti voi per la partecipazione; ringrazio e saluto le associazioni dei migranti che hanno voluto essere con noi. Ringrazio tutti gli oratori che porteranno il loro contributo, particolarmente i rappresentanti delle confessioni religiose, con i quali ci ripromettiamo di sviluppare il discorso sulla pace, coinvolgendo anche quelle che oggi non è stato possibile invitare al microfono. Ringrazio la Regione Toscana, qui rappresentata dall’assessore Vittorio Bugli, e di Sindaci presenti.
Parleremo delle nostre idealità, non dei neofascisti che a pochi chilometri da qui stanno celebrando l’egoismo, cominciando ad offenderci e a dileggiarci, in perfetto stile squadrista. Perché vogliamo che in questi giorni in città prevalga un racconto di pace, di tolleranza e di accoglienza su quello dell’odio e della paura.
Buona manifestazione a tutti! Restiamo Umani!
30 settembre 2018 – Giornata di approfondimento sulle leggi razziali fasciste
In occasione dell’80° anniversario, il Comitato provinciale ANPI di Pisa e la Sezione ANPI di Barberino di Mugello dedicano la giornata di domenica 30 settembre all’approfondimento delle leggi razziali fasciste.
L’incontro si terrà in San Rossore, dove il 5 settembre 1938 il re Vittorio Emanuele III firmò i primi provvedimenti.
Il programma della giornata è illustrato nella locandina allegata.
Il pranzo è previsto presso il ristorante ‘Poldino’ al prezzo di 25 euro. Chi intende restare, dovrà far pervenire la prenotazione a Franco Marmugi (cell. 3357703045, mail franco.marmugi@gmail.com) entro e non oltre domenica 23 settembre.
Faccio appello a voi tutti per la partecipazione e per la massima diffusione della notizia.
Fraterni saluti.
Bruno Possenti
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ANPI PROVINCIALE PISA
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