APPREZZATA LEZIONE DI CLAUDIO PAPOTTI ALL’ANPI GROSSETANA

APPREZZATA LEZIONE DI CLAUDIO PAPOTTI ALL’ANPI GROSSETANA

C’è stato unanime apprezzamento all’Anpi di Grosseto, anche applausi, al termine della lezione tenuta da Claudio Papotti, nel secondo appuntamento del progetto formativo voluto dai vertici della sezione provinciale, presidente Flavio Agresti e segretaria Annamarina Copponi.
Papotti: “Formatore per l’Anpi, e non storico o istituzionalista” -come ha precisato all’inizio presso la sala della Cgil – ha tratteggiato, tra l’altro, le motivazioni, gli scopi, i protagonisti e le vicende che portarono l’Italia “DemocraticaMente alla rivoluzione delle idee”, alla stesura della Costituzione Italiana.
Una costituzione “tra le più appressate del mondo nella quale Tutto è stato scritto e niente è dato per scontato”.; ed ancora “Una costituzione che è il contrario degli ordinamenti precedenti, fascismo e statuto Albertino, e, secondo la quale “non si può fare quello che si vuole, ma, avere più responsabilità”.
Papotti ha ricordato i deputati maremmani eletti alla costituente e ha sottolineato con forza. “: l’apporto dato dai partigiani, e, degli altri protagonisti della resistenza, alla stesura della carta costituzionale e di come ben 291 deputati su circa 500 erano stati, a vario titolo, accertati e convinti antifascisti”.
“ L’Anpi è quindi oggi, come in passato, custode vigile e garante della costituzione italiana, con l’impegno costante a diffonderne la consapevolezza verso giovani generazioni”.
Gli ultimi due appuntamenti del progetto ( 4 in tutto), saranno: venerdì 20 aprile 2018 con “Il Futuro della memoria” e venerdì 25 maggio con “ Conoscere, Capire e Scegliere”. L’orario d’inizio delle lezioni è alle ore 17,00 presso la sede provinciale della CGIL in via Repubblica Domenicana a Grosseto.

Nella foto:

– Flavio Agresti e gli altri partecipanti al progetto formativo

intervento del presidente Flavio Agresti a Maiano Lavacchio……………………………..

Il 16 febbraio 1944, alla conclusione di uno scontro armato che si concluse con la sconfitta, cinque giovani Partigiani furono uccisi a colpi di pugnale dai fascisti repubblichini, a Campo ai Bizzi, in località Frassine di Monterotondo Marittimo. Il 13 e il 14 giugno a Niccioleta e a Castelnuovo Val di Cecina, 84 minatori furono trucidati dai nazisti, condotti sul posto dai fascisti repubblichini della zona. Tra queste, la strage di Maiano Lavacchio, avvenuta il 22 marzo, che anche oggi, come ogni anno, celebriamo.
140 iene, assetate di sangue e inferocite per la fine imminente del loro mondo infame, contro 11 ragazzi inermi, la cui unica colpa era quella di non voler combattere sotto la bandiera nera contro propri compatrioti per conto di un esercito invasore. Facilmente i fascisti ebbero la meglio; i giovani subirono sul posto un processo farsa, quindi la fucilazione. Non erano Partigiani combattenti; erano soltanto renitenti alla leva militare disposta dal governo fantoccio di Salò: e il rastrellamento contro di loro aveva, al pari di altri rastrellamenti di quel periodo, “la finalità di assicurare mediante il terrore di sanguinose repressioni un maggior afflusso di militari a quell’esercito repubblichino voluto dai tedeschi a sostegno della loro azione contro gli Alleati e l’esercito del governo legale”, come sta scritto nella sentenza che concluse il processo ai fascisti maremmani il 18 dicembre 1946. Infatti, la renitenza era un fenomeno diffuso, se è vero che alla data del 23 marzo 1944 su 2.697 chiamati alle armi, in provincia di Grosseto si erano presentati al distretto soltanto 546 uomini, a dimostrazione di una avversione al fascismo che era penetrata in tutti gli strati della popolazione, e che tanta efferatezza contribuì ad aumentare considerevolmente: dopo l’eccidio diminuirono ancora gli arruolamenti nelle fila mussoliniane e crebbe l’adesione alle formazione partigiane.
Ma nei vari gradi di giudizio la clemenza fu troppa per gli assassini: se nel primo le condanne a morte furono 8, 2 quelle a 30 anni di reclusione, 12 a pene minori, 17 le assoluzioni, nei successivi esse furono in gran parte derubricate, condonate o amnistiate. Così i familiari delle vittime e l’antifascismo grossetano non avranno mai giustizia. La loro frustrazione sarebbe addirittura aumentata vedendo di lì a poco che, complice la divisione del mondo in blocchi contrapposti, coloro che erano stati fascisti rientravano negli apparati statali e chi li aveva combattuti come Partigiano era invece discriminato.
Eppure è stato grazie al loro sacrificio, a quello generoso e multiforme degli Antifascisti e della Antifasciste che l’Italia si è liberata ed è diventata un Paese libero e democratico, proiettato nel futuro. Basti ricordare in proposito il celebre e più volte citato discorso che Piero Calamandrei tenne nel 1946 ai giovani sui luoghi nei quali è nata la nostra Costituzione e su coloro che ne furono i veri artefici. Se l’Antifascismo e la Resistenza hanno fondato un’Italia nuova, chi ha combattuto e vinto una dittatura feroce e asservita al nazismo, quantunque semplice cittadino e popolano, è Padre e Madre della Patria come lo sono stati i personaggi più illustri e prestigiosi del Risorgimento. Il Risorgimento realizzò l’unità della Nazione, la Resistenza ha portato il popolo nello Stato, creando le condizioni di quella “democrazia progressiva” voluta dai Costituenti, così completando un ciclo storico.
Ma la democrazia e la libertà non sono acquisite per sempre, come ci dice il fatto che l’Olocausto, la più grande tragedia della storia, si sia verificato dopo che l’Europa aveva conosciuto grandi stagioni di sviluppo umano, riconducibili al Rinascimento e all’Umanesimo, all’Illuminismo e alla Modernità. O queste risolvono i problemi dell’uomo, o degenerano nel populismo aprendo la strada all’autoritarismo, il cui migliore antidoto sta in una rappresentanza che consegni saldamente il potere nelle mani dei cittadini, togliendolo alle concentrazioni economico-finanziarie globalizzate che, con l’attiva partecipazione di troppi governanti, perseguono il massimo profitto, creando grandi differenze sociali e allargando l’area della povertà, a fronte di ricchezze stratosferiche per un numero sempre più ridotto di superricchi. La mancanza di lavoro e l’incertezza nel futuro, che colpiscono soprattutto i giovani, unitamente alla paura per il diverso, costituiscono il brodo di coltura del neofascismo che, a 70 e più anni dalla Liberazione, si ripropone sulla scena europea in maniera e con un seguito allarmanti. Al punto che il fascismo non è soltanto materia per libri di storia; in forma diversa è una evidente minaccia dei giorni nostri.
Esso va fronteggiato con le armi della democrazia, che sono grandi e decisive più della violenza. Per questo diciamo che organizzazioni come Casa Pound e Forza Nuova devono essere sciolte applicando finalmente dettato Costituzionale e leggi vigenti. E a chi da destra insiste con la retorica della “pacificazione nazionale”
rispondiamo che se essa si dovesse fondare, come sembra, sulla rimozione della memoria sarebbe una truffa ai danni del popolo italiano e un insulto insopportabile agli Antifascisti. Perché in gioco, oltre al rispetto delle persone e della storia, ci sono le radici ideali ed etico-morali della nostra convivenza civile, quali presidio della democrazia. Noi siamo pacifisti per natura, in quanto eredi dei Partigiani, che la Resistenza la fecero contro la guerra. Ma non retrocediamo dall’esigenza di una “memoria condivisa” che si basi sull’unanime riconoscimento di chi allora era dalla parte del giusto e di chi era invece da quella del torto. Non è vero che carnefici e vittime abbiano versato sangue del medesimo colore, e non potranno mai avere uguale rispetto nemmeno sotto la polvere del tempo. Michele de Anna, capo della squadra azione Ettore Muti non è la stessa cosa di “Lele” e Corrado Matteini, due fratelli tra gli 11 ragazzi di Maiano Lavacchio che prima di essere ammazzati dagli sgherri del de Anna scrissero sulla lavagna della scuola l’ultimo saluto alla loro madre.
Soprattutto vogliamo promuovere una “memoria attiva”; lo facciamo anche con il recupero della “scuolina”, ideato dall’ANPI e programmato dal Comune di Magliano e dall’ISGREC, mirando a costruire attorno ai valori Costituzionali la più ampia unità popolare, che comprenda la destra liberale, il moderatismo democratico e le varie anime della sinistra, per dare a tutti un domani migliore. Un domani fatto di pace, che non è soltanto assenza della guerra, ma che si nutre di giustizia sociale e di amore per il prossimo, da ovunque egli venga e qualunque sia il colore della sua pelle. Un domani fatto di promozione della dignità umana e del lavoro, superando le discriminazioni di genere e garantendo a tutti una occupazione giustamente retribuita, che permetta a uomini e donne di realizzare se stessi nell’attività produttiva e nei servizi: per cui l’essere umano dovrà occupare nell’economia il posto centrale oggi riservato al denaro. A tal fine non basta più rivendicare genericamente “lo sviluppo”; cioè una crescita che il pianeta non regge. Dobbiamo dire quale sviluppo vogliamo: perché c’è uno sviluppo che non crea lavoro, ma lo distrugge; che invece di fare del bene all’uomo lo danneggia. Come dimostra il riscaldamento del clima, che ci chiama ad un diverso e più responsabile stile di vita.
Che lo si veda o no stiamo vivendo un passaggio epocale, caratterizzato sia dall’esaurimento di una modernità inquinatrice e sprecona, per quanto portatrice di sofferenza sociale, sia dalle difficoltà di un nuovo e migliore pensiero politico a vedere la luce e affermarsi. Forte è il pericolo di una rovinosa decadenza delle stesse relazioni umane; e il consenso raccolto nelle recenti elezioni da partiti anche inclini alla chiusura identitaria, che si alimentano del sentimento razzista presente in ampi strati sociali, è cosa che dà una certa apprensione. Ma è presto per dare giudizi definitivi. Con spirito democratico aspettiamo i vincitori alla prova dei fatti: tenendo ferma la discriminante Antifascista chiediamo loro il rispetto e la piena applicazione della Costituzione. Se lo faranno, bene. Altrimenti saremmo pronti alla lotta.
Per noi la sicurezza dei cittadini è sacra, ma questa si realizza nella giustizia e nel benessere sociale, non diffondendo odio razziale contro chi si rivolge a noi scappando dalla guerra e dalla fame. Odio che si propone di stornare l’attenzione dai veri responsabili delle difficoltà che stiamo vivendo. Quella dell’invasione è una immagine propagandistica, mentre ciò che meritoriamente stanno facendo vari Comuni e la Prefettura prova che quando prevale l’intelligenza sull’emotività l’integrazione dei migranti nel contesto locale è possibile e positiva.
Perciò la politica e la cultura facciano uno scatto per dimostrasi all’altezza di questi compiti immani. Non esistono subordinate né comode scorciatoie se vogliamo mantenere vivo nell’oggi lo spirito della Resistenza, restando fedeli al messaggio di uguaglianza e solidarietà lasciatoci dai nostri caduti. Tra i quali Mario Becucci, Alfonso Passannanti, Antonio Brancati, Rino Ciattini, Attilio Sforzi, Alcide Mignarri, Emanuele e Corrado Matteini, Alvaro Minucci, Silvano Guidoni e Alfiero Grazi che oggi ricordiamo. Che sempre riposino in pace.
22 marzo 2018.

Strage nazifascista, a Maiano Lavacchio per non dimenticare Giovedì 22 marzo autorità, cittadini e scuole sul luogo della strage, messa e racconti. Stasera, 21 marzo, uno spettacolo in Sala Friuli

MAGLIANO IN TOSCANA. Ricorre domani il 74º anniversario di una delle stragi più efferate della nostra memoria. Era il 22 marzo del 1944 quando a Maiano Lavacchio – frazione di Magliano in Toscana al confine con Grosseto – undici giovani di Istia d’Ombrone renitenti alla leva che si erano dati alla macchia per non combattere nella guerra fascista al servizio dell’esercito della Rsi, furono rastrellati e fucilati dopo un processo sommario condotto dalle massime autorità fasciste locali. La lavagna sulla quale, nella scuolina di Maiano teatro dell’eccidio, i fratelli Matteini prima di essere trucidati lasciarono un messaggio per la madre, è custodita nella stanza del sindaco di Grosseto, segno e simbolo di una comunità che non dimentica.

Domattina la strage dei martiri d’Istia sarà ricordata come ogni anno a Maiano Lavacchio, in località Casa Andrei. Davanti a quella scuola che, dopo anni di solitudine e molte polemiche sul suo futuro, a breve potrebbe rinascere e diventare un luogo della memoria riconosciuto in Europa grazie a un progetto capitanato dall’Isgrec.

L’appuntamento è alle 9,45 per la messa. Dalle 10,15 gli interventi del commissario straordinario del Comune di Magliano, Sergio Di Iorio; del presidente della Provincia, Antonfrancesco Vivarelli Colonna; del presidente dell’Anpi provinciale, Flavio Agresti. A seguire un “Ricordo dei martiri d’Istia”: Luciana Rocchi (Isgrec) presenta il progetto di riqualificazione della “scuolina”, scolari e studenti offriranno il loro contributo di parole, idee riflessioni (elementare di Istia d’Ombrone, media di Cinigiano, elementari e medie di Magliano in Toscana, Liceo economico sociale Rosmini). Alle 11,45 la deposizione della corona al monumento ai Caduti. Per chi si muove da Grosseto, gli autobus partono tra le 9 e le 9,15 dal parcheggio di via Alfieri. Tutti sono invitati .

Durante la mattinata sarà anche presentato un estratto della pièce o teatrale “22 Marzo”, che stasera, 21 marzo, la sera alle 21,15, sul palco della Sala Friuli del convento di San Francesco, a Grosseto.
Protagonisti gli studenti del Liceo Rosmini, in uno spettacolo di grande intensità emotiva, ideato da Patrizio Piccioni su un’idea della professoressa

Cristina Citerni: lavoro conclusivo di un percorso formativo sui valori costituzionali e antifascisti promosso nell’ambito dei progetti “A scuola di Costituzione” e “Pez Ludico Teatrale”, con la collaborazione di Spi Cgil, Anpi e Regione Toscana.
(Il Tirreno – Grosseto)

https://drive.google.com/file/d/0B76hjxop7jNld2EzVGF6TVF1b3MwVWZabGdJOHR6STdMY2RV/view?usp=sharing

per ricordare gli undici ragazzi uccisi a Maiano Lavacchio il 22 marzo 1944.

ANPI PROVINCIALE GROSSETO

Mercoledì 21 marzo alle ore 21,15 alla Sala Friuli di Via Ginori – Grosseto, i ragazzi del Liceo Economico Sociale “A. Rosmini” e i “ragazzi” dello SPI/CGIL di Grosseto presenteranno l’anteprima della performance teatrale:
” 22 MARZO ”
per ricordare gli undici ragazzi uccisi a Maiano Lavacchio il 22 marzo 1944.

Giovedì 22 marzo 2018 alle ore 9,15 dal parcheggio di Via Alfieri partiranno n.3 autobus a disposizione degli studenti e della popolazione per raggiungere Maiano Lavacchio, dove saranno commemorati i Martiri d’Istria.

Invitiamo tutti gli iscritti a partecipare

https://drive.google.com/file/d/0B76hjxop7jNlenlQWXN5ZjUwU0pOU1BkUk5lenFLWkN0SnJn/view?usp=sharing

Progetto formativo per i territori

ANPI GROSSETO

Progetto formativo per i territori
La formazione politico-culturale dei cittadini è uno dei problemi fondamentali del nostro Paese, specialmente in questa fase della vita nazionale. Ma il problema assume aspetti peculiari quando si tratta di un’Associazione come la nostra, di tradizioni gloriose, ma che ha rinnovato e sta mutando la sua composizione. Il che comporta, di per sé, la necessità di un elevamento complessivo del livello culturale e politico non solo dei dirigenti, ma anche della “base” e dei simpatizzanti e amici. Da ciò, la necessità di “formare”, con la maggiore celerità possibile, almeno i nostri iscritti, ma (sarebbe meglio) anche quelli che ci stanno vicini e simpatizzano con l’ANPI, anche se non sempre sono militanti. Si tratta di costruire una adeguata preparazione culturale e politica, una conoscenza almeno della storia più recente, dal fascismo in poi, una corretta interpretazione dei fatti e delle vicende del dopoguerra, oltre – ovviamente – ad una buona conoscenza della Resistenza e della Costituzione. Infine, è necessario anche conoscere bene che cos’è la nostra Associazione, qual è la sua storia, quali le sue finalità e quali i suoi connotati fondamentali, in altre parole, la sua identità politica; nonché la conoscenza piena delle regole (scritte e non scritte) che disciplinano la nostra azione comune e la convivenza anche di idee diverse, su alcuni grandi temi. L’unità nel pluralismo richiede, appunto, qualità intellettive politiche, morali, con le quali non è detto che tutti si nasca.
È questa dunque l’esigenza di una formazione adeguata, finalizzata almeno a raggiungere un livello medio culturale-politico, se non sempre elevato, quanto meno adeguato alle necessità. Una formazione non destinata solo ai giovani (anche se, forse, ne saranno i principali fruitori), ma a tutti, indipendentemente dall’età.

La strutturazione e i temi

Modulo 1 – 3 marzo 2018. “La storia siamo noi”. Interventi di storici locali.
Tema 1. L’Antifascismo: significato ed inquadramento storico, con particolare riferimento alle vicende locali
Tema 2. La Resistenza: l’organizzazione, le brigate, le diverse culture. Significato ed inquadramento storico, con particolare riferimento alle vicende locali
Tema 3. Il dopoguerra: il neofascismo nell’Italia democratica, tratti storici, fatti ed eventi

Modulo 2 – 23 marzo 2018. “DemocraticaMente, la rivoluzione delle idee”. Interventi di
Tema 1. La Costituzione e il suo legame con la Resistenza
Tema 2. La Costituzione, come è nata e chi c’era
Tema 3. La Costituzione, come è fatta e come è scritta: la parola ai Costituenti

Modulo 3 – 20 aprile 2018. “Il futuro della memoria”. Interventi di Papotti Paolo, Pagliarulo Gianfranco, Liparoto Andrea
Tema 1. L’ANPI, la sua storia nella storia d’Italia
Tema 2. L’ANPI, vivere nell’associazione: Statuto, Regolamento, la comunicazione
Tema 3. l’ANPI oggi: democrazia, antifascismo e attuazione della Costituzione

Modulo 4 – 25 maggio 2018 (prima del 25). “Conoscere, Capire e Scegliere” a cura di Papotti Paolo e Baldini Giovanni
Tema 1. L’utilizzo della multimedialità: il caso Galassia Nera
Tema 1. La trasmissione della memoria: lavorare per progetti, l’esperienza ANPI
Tema 2. l’ANPI e la scuola: come e perché

Paolo Papotti
formazione@anpi.it 3311022298