ANPI PROVINCIALE GROSSETO
Il Comitato direttivo provinciale è convocato per il giorno 30 giugno 2017 – in prima convocazione alle ore 02,30 ed in seconda convocazione alle ore 17,30 – presso la sede della CGIL di Via Repubblica Dominicana, n. 80/G per discutere il seguente O.d.G. :
1 Relazione del Presidente provinciale ;
2 Esame bilancio chiuso al 31.12.2016;
3 Esame bilancio di previsione per l’anno 2017;
4 Varie ed eventuali.
Data l’importanza degli argomenti trattati, si raccomanda la massima partecipazione alla riunione . In caso di impedimento si prega di darne comunicazione alla segreteria.
Cordialmente,
Il Presidente dell’ANPI Prov.le
(Flavio Agresti)
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In allegato vi trasmetto la relazione che porterò al prossimo Direttivo provinciale, affinché possiate prenderne visione prima della riunione stessa.
Vi sollecito inoltre a fare il possibile per essere presenti.
Cordialmente,
Il Presidente provinciale
(Flavio Agresti)
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Svolgo questa relazione al Comitato Provinciale, prima che il tesoriere tenga la sua, sia per inquadrare doverosamente il bilancio 2017 dell’Associazione, il primo interamente riferito alla presidenza in carica, nel momento che stiamo vivendo, e nell’attività in questo svolta dall’ANPI grossetana, o che essa intende svolgere nell’anno in corso, sia per puntualizzare varie cose in merito alle critiche, giuste e ingiuste, che sono state mosse alla presidenza stessa da alcuni membri di questo Organismo, in mia assenza, a margine della riunione convocata per il 30 maggio scorso, poi andata deserta. Critiche che concernono l’aspetto organizzativo e anche quello politico, relativamente al modo di gestire (o non gestire: dipende dai punti di vista) la locale Associazione dei Partigiani.
Sono due piani di riflessione fortemente intrecciati, sui quali mi impegnerò con il massimo di apertura e di disponibilità, avendo sempre considerato la critica, al pari della proposta politica, il motore della democrazia e dell’iniziativa, in tutti i miei 52 anni di militanza nella sinistra maremmana. Ma proprio per questo ritengo che essa, per sortire tutti i suoi effetti positivi, debba essere incanalata nei percorsi che normalmente alimentano il nostro dibattito interno e la nostra capacità di lavoro e di mobilitazione. Soprattutto per questo, e per dimostrare il massimo rispetto dei compagni che dissentono, affronto in questa sede il tema. E’ emerso un malessere, potrei dire una delusione, che non sarebbe giusto né corretto sottovalutare, per quanto al momento non coralmente espresse. Io non intendo farlo; voglio invece verificare e approfondire i problemi emersi, però richiamando tutti al dovere della verità effettiva delle cose e all’assunzione delle rispettive responsabilità.
Chi legittimamente crede che la mia elezione alla presidenza sia stato un errore compiuto dal Congresso, non può non motivare politicamente questa affermazione ultimativa e senza appello, e su questa base presentare la sfiducia e una nuova candidatura, altrimenti la cosa avrebbe un impatto soltanto negativo sull’Associazione. Se questo si rivelasse il pensiero di un numero importante dei membri del Comitato provinciale, ancorché non maggioritario, non esiterei un momento a lasciare libero il campo per affidarlo a mani più esperte e capaci. Come tutti sapete, ho accettato l’incarico per puro spirito di servizio, avendo pensato di trascorrere in altra maniera questo periodo della mia vita; con lo stesso spirito, e con l’animo sereno per averci provato mettendocela tutta, compirei quel passo.
Non c’è stata una iniziativa intrapresa dall’ANPI negli ultimi 15 mesi senza il mio consenso o senza che ne sia stato direttamente il promotore. Se carenze e limiti vi sono stati (e sicuramente non sono mancati e non mancano), questi è soprattutto a me che devono essere addebitati. Lo dico perché, per quanto mi sforzi di non fare brutti pensieri, anche per pregressi atteggiamenti più si va avanti più non riesco a sfuggire al sospetto che qualche rilievo critico di troppo, che cioè giudico senza alcun fondamento, non sarebbe inviato tanto al mio, quanto all’indirizzo di chi alcuni di noi continuano a considerare l’animatore di fatto dell’ANPI grossetana, verso il quale io sarei troppo accondiscendente, rinverdendo una polemica che risale alla precedente presidenza e che minaccia di diventare il nostro problema più serio. Al riguardo mi preme precisare che ho e voglio avere rapporti politici con tutti, e che sono troppo dentro al “mestiere”, ed ho sufficiente coscienza del quadro in cui agiamo e degli obiettivi che ci siamo dati, per lavorare con la necessaria autonomia, senza subire indebite influenze. Pur essendo portato all’ascolto, che pratico mettendo sempre nel conto la possibilità che, nel dialogo, la ragione possa stare dalla parte del mio interlocutore.
Ogni militante che collabori con me godrà sempre degli spazi che gli sono riconosciuti dalle norme vigenti nell’Associazione e dalla funzione che in essa egli svolge, e gli sarà assicurato il diritto alla giusta gratificazione. Come in ogni dove, c’è chi si impegna e quello spazio se lo prende tutto, e c’è chi invece è più defilato, scontando una visibilità ridotta. Che dovremmo fare? Io penso che il rimedio peggiore sarebbe quello di far correre il treno all’andatura del vagone più lento. Naturalmente tutti, nessuno escluso, siamo vincolati al rispetto dei compagni e della linea che democraticamente l’ANPI s’è data. Se ci sono dissensi politici e riserve sui comportamenti, lo Statuto e il Regolamento, come l’esperienza consolidata, tracciano la via da seguire per esprimerli e verificarli tra gli iscritti e nella piena trasparenza, senza trasferire alla presidenza provinciale compiti e doveri che non spettano a questo livello, e che perciò essa non intende adempiere, ricadendo particolarmente nella responsabilità di chi ha da muovere eventuali accuse.
Ciò detto e premesso, non mi sembra corrispondano al vero neppure le osservazioni per cui il provinciale mancherebbe di una propria proposta e linea politica, specie sul neofascismo; non avrebbe mai fatto una analisi del dopo referendum, disegnando su questa il ruolo e l’immagine dell’Associazione. In fin dei conti non esprimerebbe capacità di direzione e sarebbe assente dal territorio. Per dimostrarlo, oltre a quanto abbiamo fatto e stiamo facendo, richiamo la mia relazione al Comitato provinciale dello scorso 11 febbraio, votata all’unanimità e trasformata in piano di lavoro per i mesi avvenire. Le cose delle quali si lamenta l’assenza sono tutte presenti in quel documento, che vi invito a rileggere. Si può non essere d’accordo con quanto vi si afferma, ma sostenere che non abbiamo detto e fatto ciò che invece è stato detto e fatto, la considero una forzatura polemica, come tale scollegata dalla realtà, conseguente ad una lettura della situazione con le lenti deformanti a cui prima mi riferivo. Inoltre, mai come ultimamente l’ANPI grossetana si è espressa sui problemi che ne riguardano la funzione, diventano un soggetto del dibattito pubblico. Siamo stati noi a porre il problema del neofascismo nel nostro territorio, quando altri, anche a noi vicini, sottovalutavano la cosa o ci accusavano di fare allarmismo se non addirittura di mettere in atto vere e proprie provocazioni.
Però non tutto è andato come volevamo, almeno per il momento. Non soltanto per l’insorgere dei problemi che hanno colpito la mia famiglia all’indomani di quella riunione, tenendomi lontano mille chilometri da Grosseto per tre mesi, e quattro dalla normale attività dell’Associazione. Il punto è che le decisioni prese a livello provinciale alle volte stentano a diventare patrimonio dell’intera struttura e degli iscritti. Ci sono sezioni che decidono spesso i loro programmi di attività senza tenere nel dovuto conto i deliberati del Comitato provinciale. Eppure, salvo il periodo ricordato, sono molto presente nelle nostre strutture territoriali, incitandole continuamente a riunirsi e a darsi da fare.
Come è stato detto (e con questo concordo) c’è un problema di comunicazione, che dovrà essere affrontato per renderla più permanente ed efficace, sviluppando il prezioso lavoro fino ad ora svolto dal solo compagno Bussani, sul blog e su facebook. C’è bisogno di fissare un metodo e di individuare altri compagni che, insieme con Maurizio, seguano la cosa, cominciando dalla attribuzione, nell’ambito dell’Ufficio di Presidenza o del Comitato provinciale, del riferimento politico cui faccia capo la direzione di questa importante attività. Già nei prossimi giorni è prevista una riunione operativa per provvedere nel migliore dei modi alla bisogna.
Ma dobbiamo anche dare continuità al lavoro del coordinamento provinciale, riunendo più spesso i Presidenti delle nostre sezioni per un utile scambio di informazioni e di esperienze, specie in preparazione delle riunioni più importanti del Comitato provinciale e subito dopo per mettere le gambe alle decisioni prese.
D’altronde, molto significative sono state le iniziative messe in atto ultimamente da alcune sezioni. Penso alla manifestazione organizzata da quella di Follonica con il patrocinio del Comune, avente per titolo “Compagno cittadino, fratello Partigiano”. Penso alla biciclettata svoltasi nei giorni scorsi in memoria di Norma Pratelli Parenti, a cura delle sezioni di Follonica e di Massa Marittima, che nell’occasione hanno lavorato insieme con l’ISGREC. Penso alla presentazione del libro di Graziano Mantiloni, “Bandito!”, che ripercorre la vita partigiana di Aroldo Colombini con la formazione del Tenente “Gino”, avvenuta a Monticello Amiata e a Follonica riscuotendo grande partecipazione di pubblico. Penso a quella del libro di Patrizia Scarpin, sulla Resistenza nel Comune di Gavorrano, svoltesi recentemente a Bagno, con tanta gente, a Scarlino Scalo e a Scarlino. Penso al corso “Parliamo di Costituzione” curato anche quest’anno dalla sezione di Grosseto insieme con la scuola e l’Amministrazione comunale, che ha impegnato molti studenti delle medie superiori cittadine: una iniziativa che dovremo estendere quanto prima al territorio provinciale.
Tutto questo è avvenuto all’indomani di una campagna elettorale molto lunga e impegnativa come quella del referendum sulla Costituzione, e contestualmente alle celebrazioni della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. La campagna elettorale ci ha richiesto uno sforzo eccezionale durato continuativamente non meno di 10 mesi. Salvo rarissime eccezioni tutta la struttura dell’ANPI, dalle sezioni al provinciale, ha prodotto una iniziativa rilevante dal punto di vista organizzativo e politico, che ha richiesto anche l’impiego di una consistente quantità di denari, come dirà tra breve Claudio Pellegrini. E’ stato grazie a questo lavoro se in provincia di Grosseto il risultato delle urne è stato sostanzialmente in linea con il dato nazionale, qualificandoci come protagonisti di un vero moto popolare.
Relativamente alle celebrazioni, qualche problema si è verificato a Murci. Proprio per questo, adesso che sono appena rientrato dalla Calabria, chiederemo un incontro a breve con il Comune di Scansano per ridefinire le modalità di svolgimento della manifestazione nei prossimi anni. Sulla memoria dei Partigiani caduti non sono ammessi scivoloni organizzativi di sorta, meno che mai sul nome di Luigi Canzanelli, il mitico Tenente “Gino”, che è una icona della Resistenza maremmana. Come Norma Pratelli Parenti.
Tutte le altre celebrazioni sono andate bene, con tanta partecipazione di pubblico e con una tensione che non si registravano da tempo, cominciando da quella di Grosseto. Queste cose non accadono per caso: sono il risultato di un lavoro paziente e concreto, condotto con dedizione e impegno particolarmente dai compagni della presidenza provinciale, affiancati nell’occasione da Romeo Carusi, in assenza del Presidente: è giusto dargliene atto. Sono lo specchio della presenza dell’ANPI nel territorio e del suo crescente radicamento tra gli antifascisti e i democratici grossetani. Come dimostra lo stesso andamento del tesseramento, che non si spiega altrimenti. Nello scorso anno si sono superati, per la prima volta, i 500 iscritti in provincia, sia pure di 11 unità. Se non avessimo avuto la defezione di due collettori nella sezione di Grosseto, per cui circa 40 compagni non hanno rinnovato la tessera 2016, né il dato negativo di quella di Pitigliano, adesso veleggeremmo verso i 600 aderenti. Cosa che ci proponiamo per il 2017.
La situazione più critica resta quella di Arcidosso, conseguentemente alle dimissioni rassegnate da Emilio Landi, in modo alquanto risentito durante la campagna referendaria, e al suo successivo atteggiamento nei nostri confronti. Gli è stata scritta la lettera che decidemmo di inviargli nello scorsa riunione. Non solo è restata senza risposta, come una mia precedente, ma egli si è pure negato ad un in contro con noi, che gli abbiamo ripetutamente sollecitato recandoci presso gli uffici dell’Acquedotto del Fiora. A questo punto non c’è che da prendere atto di questa indisponibilità reiterata e andare oltre, senza ulteriori perdite di tempo. Se il Comitato è d’accordo, nei prossimi giorni convocheremo una riunione di tutti gli iscritti in quella sezione, per ridefinirne l’assetto organizzativo e dotarla di un programma politico, iniziandovi finalmente il tesseramento.
Della già richiamata relazione dello scorso 11 febbraio, contenente le indicazioni di lavoro, oltre alla necessità di diffondere soprattutto tra i giovani la conoscenza della Costituzione, della quale ho parlato prima, riprendo in questa sede soltanto la lotta contro il neofascismo e la formazione dei gruppi dirigenti dell’Associazione.
A proposito di neofascismo, ricordo a tutti noi le iniziative più importanti che si sono organizzate nell’ultimo anno. Scusate una certa pedanteria, ma per rappresentare fedelmente la situazione reale non posso fare altrimenti.
Abbiamo rilasciato una dichiarazione alla stampa e diffuso un documento a Orbetello contro la proposta di intitolare una Piazza o una Via della Cittadina a Italo Balbo, avanzata da Fiamma Tricolore con una petizione popolare, poi sottoscritta da troppa gente. Conseguentemente su questo si è chiesto un incontro al Sindaco e al Prefetto e si sono sollecitate iniziative parlamentari.
Abbiamo scritto una lettera al Prefetto e al Questore, firmata da 11 soggetti, tra Associazioni e Partiti, per il ritiro dell’autorizzazione concessa a Casa Pound per l’apertura della propria sede in Città.
Abbiamo promosso e gestito una manifestazione popolare in Piazza Rosselli, alquanto partecipata, contro l’arrivo di Casa Pound a Grosseto, con l’adesione di molte Associazioni sociali e culturali e forze politiche antifasciste, dell’area governativa e dell’opposizione. Sono stati distribuiti i testi della lettera al Prefetto e al Questore e di un volantino che specifica i motivi della lotta e le nostre richieste alle Pubbliche Autorità al riguardo.
Abbiamo partecipato al dibattito nazionale sul neofascismo, con una intervista del Presidente a “Patria Indipendente” sulla nostra iniziativa in Maremma per contrastare la sua penetrazione nella Comunità locale;
Abbiamo scritto una lettera al Sindaco di Grosseto, pubblicata dai giornali, e si è avuto un in contro con lui sull’antifascismo e sul ruolo delle Autonomie locali in merito. Si è avuta una discussione franca da ambo le parti, che si è chiusa con l’impegno di approfondire il dialogo sul piano istituzionale.
Abbiamo presentato, lo scorso 10 febbraio, nel quadro della “Giornata del Ricordo” il documento sul Confine italo-sloveno elaborato da eminenti studiosi, tra i quali la nostra Luciana Rocchi, per conto dell’ANPI nazionale. L’iniziativa si è svolta nella Sala Pegaso, del Palazzo Provinciale, con buona partecipazione di pubblico. La relazione è stata svolta dal compagno Emilio Ricci, del Comitato nazionale dell’Associazione.
Abbiamo elaborato e diffuso un nostro documento sulla “pacificazione” puntualmente proposta dalla destra ad ogni 25 aprile. Ci si pronuncia sul bombardamento americano di Grosseto del 26 marzo del 1943, mettendo in evidenza la chiara strumentalizzazione che la destra compie di quel tragico avvenimento ad ogni ricorrenza per gettare un’ombra sulla Liberazione dal nazifascismo.
Abbiamo proposto, in una riunione regionale, l’organizzazione di una iniziativa nazionale sul neofascismo, condivisa dalle altre federazioni toscane. Successivamente si è svolta a Grosseto una riunione della Presidenza provinciale dell’ANPI con la partecipazione di Claudio Maderloni del nazionale. E’ seguita la convocazione della “Giornata Antifascista” del 27 maggio: una iniziativa che legittimamente sentiamo anche un po’ nostra.
Abbiamo organizzato un volantinaggio il 27 maggio in Piazza Dante, distribuendo tra la gente più di 500 volantini da noi stessi prodotti. La manifestazione contemplava anche altre iniziative, che non si sono svolte a causa dell’improvvisa defezione dei protagonisti.
Abbiamo dato l’impulso, su suggerimento dell’ANPI nazionale, alla costituzione del Comitato Unitario Antifascista, avente una larga e plurale rappresentanza sociale e politica. Una esperienza che sarebbe utile replicare nei maggiori Centri urbani della provincia.
Sinceramente a me non sembra poco, tanto più che, come si vede, non ci siamo limitati a rincorrere la destra. Con le iniziative contro Casa Pound e con la Costituzione del Comitato Unitario Antifascista, sui grandi valori della libertà e della democrazia abbiamo creato localmente una intesa dinamica, oltre che tra le Associazioni della nostra area culturale, anche tra i Partiti che rispetto al governo si trovano su sponde opposte e che aspramente si combattono sulle politiche da perseguire nel Paese. Stiamo così riuscendo nell’intento che ci siamo prefissi all’insediamento di questa presidenza di facilitare sulle questioni ideali la ripresa di un dialogo possibile, al di là degli schieramenti più o meno contingenti, tra soggetti che si richiamano comunque alla tradizione della sinistra e del movimenti democratico, sperando in positivi e quanto mai necessari sviluppi. Anche nel campo della riforma della politica, aiutandola ad emanciparsi da una condizione di preoccupante smarrimento. Mentre, celebrando la “Giornata del Ricordo” e intervenendo pubblicamente sulla strage compiuta durante l’ultima guerra dagli americani in Città, si sono messi i piedi nel piatto altrui, togliendo ai neofascisti l’iniziativa su due accadimenti storici, quali le Foibe e il bombardamento di Grosseto, sui quali abbiamo nel passato dimostrato un bel po’ di imbarazzo, per iniziare a proporre anche su questi il nostro racconto. Insomma, se negli anni scorsi l’ANPI grossetana, o parti di essa, è stata talora vista come una ridotta della sinistra radicale, relegata a un ruolo minoritario di sterile testimonianza e isolata dal contesto, adesso questa critica è molto più problematico formularla.
Ma del neofascismo bisogna aggiornare la nostra analisi per rendere più efficace la nostra lotta. Il carico di prevaricazione e di violenza che continua a caratterizzarlo, secondo tradizione è in qualche modo edulcorato da un insieme di iniziative prese a favore dei bisognosi o sempre finalizzate ad incrociare il senso comune onde ottenere consenso, inserendosi abilmente in ogni spazio lasciato libero dalla crisi economica e dello Stato sociale e da una evidente caduta dei valori. Le stesse sortite contro i migranti, improvvisati parcheggiatori abusivi nei pressi dell’ospedale cittadino, hanno avuto questo senso. Come ce l’hanno le “collette alimentari” effettuate nei supermercati di Grosseto da Casa Pound, l’ultimo dei quali organizzato nei giorni scorsi alla Simply di Gorarella. O l’invio di generi di conforto alle popolazioni terremotate del centro-Italia.
Lo stesso si può dire della pulizia del “parco” di Via Sauro avvenuta recentemente da parte dell’organizzazione neofascista, i cui militanti non hanno mancato nell’occasione di allontanare da quel sito i “poveracci” che vi stazionavano, assimilando uomini ai rifiuti che insudiciavano l’area, mi si dice purtroppo con il plauso della stampa locale e dei residenti, che non si sono accorti di quella violenza razzista e inumana inaudita, sacrificando l’accaduto sull’altare di un ordine e di un vivere civile male inteso e malato. E’ mancata una protesta della società grossetana e, salvo Sinistra Italiana, la politica non se n’è curata affatto, presa com’è da altre incombenze. Anche le pubbliche Autorità stanno dando a vedere una certa inerzia. E’ in questo scarto che insiste lo spazio della nostra iniziativa, che abbiamo cominciato a prendere.
L’ANPI ha subito scritto al Prefetto e al Questore chiedendo un incontro urgente per rappresentare loro le nostre motivate preoccupazioni. Nella missiva noi abbiamo insistito sul fatto che in questa maniera i neofascisti, come facevano gli squadristi negli anni’20 dello scorso secolo, si appropriano di compiti propri elusivamente dello Stato, quali l’uso della forza, e che costituendosi in corpo privato di polizia, essi arrivano a minacciare la certezza del diritto e la stessa democrazia. Abbiamo cioè sollevato una questione enorme, ma ciononostante dopo quasi un mese non ci è pervenuta alcuna risposta. Come già avvenuto con le lettere inviate in Prefettura e in Questura in occasione sia della proposta intitolazione a Balbo di uno spazio pubblico a Orbetello sia dell’allestimento a Grosseto della sede di Casa Pound. Ma non ci perdiamo d’animo, confidando che queste nostre iniziative abbiano comunque lasciato il segno nei destinatari.
Quindi ci troviamo nella necessità di far compiere alla nostra lotta un salto di qualità: dobbiamo far crescere nella gente, specie nei giovani, e nella varie istituzioni la percezione dell’emergenza che ci si para davanti e che in parte già stiamo vivendo. Il Paese si sta spostando a destra: e se quella che ha prevalso nelle ultime elezioni amministrative, anche in Maremma conquistando un Comune come Manciano da sempre roccaforte rossa, può essere considerata una destra liberale, è d’altronde vero che essa, pur di vincere, non disdegna alleanze con i neofascisti, come a Grosseto, legittimandoli come appartenenti alle istituzioni, e che qua e là in Italia si sono presentati liste e candidati sotto il nome e i simboli del fascismo, grazie alla connivenza di qualche ufficio pubblico, riscuotendo un certo seguito. Non sta a noi compiere l’analisi politica del voto, ma rivendicare che si prendano decisioni rapide per rimuovere il malessere sociale che sta alla base della situazione attuale, e per reprimere con le armi della democrazia tanto sfacciato esibizionismo, questo sì.
Lo dobbiamo fare anche irrobustendo la nostra iniziativa locale. Continueremo a organizzare presidi e manifestazioni, insieme al più largo schieramento unitario. Ma queste non bastano più. Ciò che occorre è un’azione più mirata e penetrante che si proponga di recuperare tutta intera la memoria di ciò che è stato ed è il fascismo, contrastando la vulgata della pacificazione nazionale che in fondo mira ad eliminare gli anticorpi ancora presenti nella società. Da questo punto di vista sono essenziali la divulgazione di testimonianze di protagonisti e di eventi della Resistenza, che stiamo conducendo grazie alla passione di validi ricercatori. Ma sono essenziali la collaborazione permanente con l’ ISGREC e un rapporto dinamico con la scuola e con l’intellettualità cittadina, lavorando tutti insieme sull’asse valoriale della Costituzione repubblicana.
Particolarmente quella della scuola è una situazione complessa. Molti studenti sono sensibili alla propaganda dell’estrema destra, che dà loro identità e senso di appartenenza, mentre la Rete degli studenti medi incontra più di una difficoltà, come dimostra quanto avvenuto al Fossombroni nel “Giorno del Ricordo”, allorché è stato chiamato a parlare di Foibe un tale il cui merito è soltanto quello di essere fascista, senza che si sollevasse una protesta. Quello di Cristina Citerni al Liceo Rosmini è uno sforzo encomiabile ma purtroppo isolato. Talché, tra le altre cose, è indispensabile prendere in mano la convenzione ANPI-MIUR facendola vivere interamente nel rapporto con gli Istituti scolastici della provincia.
Non sarebbe male se nel prossimo autunno riuscissimo a organizzare un evento tra tutte le Associazioni sociali e culturali che si richiamano ai valori dell’umanesimo, della libertà e della democrazia, e gli intellettuali grossetani appartenenti a questo mondo e la scuola, cominciando da subito a definirne meglio contenuti e interlocutori. I contenuti non potranno che essere il contrasto al neofascismo; gli interlocutori, ovviamente non i fascisti, con i quali, come disse un brillante Giancarlo Pajetta “Il discorso è chiuso il 25 Aprile del 1945”, ma la Comunità intera e le sue varie espressioni organizzate, cominciando dal sindacato, dalla politica e dalle Istituzioni pubbliche locali. Che in proposito dovranno dar seguito concreto all’impegno dimostrato promuovendo con noi le celebrazioni della Liberazione.
Penso di chiedere al nostro regionale di contattare quanto prima la Regione Toscana, proponendo ai gruppi politici di approvare una mozione in Consiglio contro il diffondersi del neofascismo nel nostro territorio. Se adottata, essa potrebbe essere riproposta in tutti i Consigli comunali della Regione, sollevando sul tema una dibattito ampissimo e impegnato, che mentre sollecita i partiti a posizionarsi fa diventare la questione senso comune.
Infine, sulla formazione dei gruppi dirigenti e dei militanti dell’Associazione, che è cosa imprescindibile per la realizzare al meglio la linea politica e i programmi di lavoro che via via ci diamo, è arrivato il momento di svolgere i corsi a questo finalizzati, già decisi nella riunione del Comitato provinciale dell’11 febbraio scorso e non ancora organizzati a causa dei problemi familiari con cui ho dovuto fare i conti dai primi di marzo in poi. Dal prossimi giorni prenderemo contatti con il nazionale per concordare il programma da seguire e gli argomenti da affrontare e approfondire, cominciando da quella riflessione sull’ANPI stessa all’indomani del Congresso, che su questo ha preso una decisione chiara, e del referendum costituzionale, che alcuni compagni da tempo sollecitano. Subito dopo alle sezioni sarà chiesto di individuare gli iscritti, in specie quelli che hanno funzioni di direzione politica, i quali si impegnano a partecipare alle “lezioni”, che penso avranno una cadenza quindicinale o mensile. Naturalmente, fin da ora i membri del Comitato provinciale e i presidenti locali fanno già parte dell’elenco.
Mi scuso per la lunghezza. La franchezza l’ho ritenuta doverosa per me, per tutti voi e per l’intera Associazione.
Grosseto, li 30 giugno 2017.