Carlo Smuraglia, Presidente Nazionale ANPI, sul nuovo Governo

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A.N.P.I. Associazione Nazionale Partigiani d’Italia
“Renzi ha avuto l’incarico dal Presidente, immagino con molta soddisfazione, visto che questo è l’obiettivo che sta perseguendo, con costanza, da molti mesi (se non da anni); ed ha formato il nuovo Governo. Che dire? L’apparenza c’è: un Governo (quasi) nuovo, un numero limitato di ministri (ma sembra che ci saranno molti sottosegretari e viceministri, in modo che alla fine tutti saranno contenti), un’età media molto bassa, una consistente presenza femminile. Basta, questo, per essere tranquilli? Io penso di no, perché i problemi che il Governo ha di fronte sono immensi e l’improvvisazione certamente non basta. E di improvvisazione bisogna parlare dal momento che un vero programma non si è ancora intravisto, se non per dichiarazioni che, a volte, raggiungono il livello dell’assurdo (una riforma al mese e – in pochi mesi – tutto è risolto!) e a volte lo superano per entrare nell’ambito della non conoscenza dell’entità dei problemi. Ci sarà, certo, il discorso davanti alle Camere (anzi, credo che al momento in cui uscirà questa news ci sarà già stato); ma i discorsi, si sa, contano relativamente. Se quello di Letta, all’inizio ci impressionò per la vastità degli orizzonti e la complessità delle promesse (non sempre attendibili), cosa potrà dirci di più il nuovo Presidente, per essere credibile? Sarà difficile perché, in partenza, un Presidente che ha detto e disdetto, che ha fatto affermazioni perentorie e poi le ha tranquillamente smentite, quale affidamento può darci e quale credibilità può pretendere?
Ovvio che giudicheremo dai fatti, dunque. Allo stato, bisogna dire, purtroppo, che quel cambiamento radicale della “politica” che vado auspicando da sempre da queste colonne, non solo non si è visto, ma anzi abbiamo assistito a cose che sanno di antico e della politica più bisognosa di essere riformata. Ed alludo non solo all’operazione di “sostituzione” del precedente Presidente del Consiglio, ma alludo anche al manuale Cencelli, largamente utilizzato nella formazione del Governo, alludo al fatto che sono stati allontanati Ministri o che avevano bene operato solo perché bisognava dare un segno di discontinuità; ed alludo, infine, a qualche presenza di troppo nel nuovo Governo, che non sembra aver giustificazione alcuna e sulla quale si sta già intrattenendo la stampa, almeno da quando si è appreso di una certa cena in casa Berlusconi, a cui sarebbe auspicabile che un Ministro non avesse partecipato, anche se allora non era ancora tale.
Resta poi, ancora, lo “sdoganamento” del sig. Berlusconi, operato più volte in questo periodo (accordo iniziale, incontri ufficiali e non, talora di notevole lunghezza, ecc.) e completato con l’ingresso nel Quirinale di un condannato in via definitiva, in attesa di esecuzione della pena, condannato in primo grado, per un reato non meno grave, ad altra pena rilevante e sottoposto ad altri giudizi per reati tutt’altro che irrilevanti. Non è solo responsabilità di Renzi; ma lui ha creato le premesse; e non sono riuscito ancora a convincermi che sia da ritenersi superata la vecchia convinzione che l’ingresso al Quirinale debba essere riservato solo a coloro che lo meritano (si ritiene necessario, in alcuni casi e in altri, opportuno, l’abito scuro, ma poi se dentro quell’abito c’è una fedina penale sporchissima, la contraddizione è stridente).
Qualche giornale ha parlato di una sorta di “quinta colonna” di Berlusconi, all’interno del Governo. Penso e spero di no; ma si parla anche di un possibile conflitto di interessi. A me sembra necessario che il Governo parta nella chiarezza, altrimenti tutto sarà come prima, quando Letta si tenne personaggi divenuti scomodi e l’unica a pagare fu la più “debole”.
Concludo: staremo a vedere, sperando che la gioventù presente nel Governo sappia imporre la sua “purezza” e sappia imparare rapidamente un “mestiere” che porta con sé enormi responsabilità. Ricordando che se il Presidente del Consiglio ha detto che lui “ci mette la faccia”, la verità è che questo potrebbe essere affar suo, ma il fatto è che se la faccia si perde, in questo caso va in rovina il Paese. E che questo non avvenga è, ovviamente, interesse di tutti”

Carlo Smuraglia – Presidente Nazionale ANPI

da ANPInews n. 109 – 25 febbraio/4 marzo 2014

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Carlo Smuraglia – Presidente Nazionale ANPI : Politica nuova?

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E’ ben difficile parlare di “nuova politica” di fronte al rapidissimo mutamento di situazione che si è verificato nel giro di una settimana, col Governo Letta “indotto” alle dimissioni e il “trionfo” del nuovo Segretario del PD, che si avvia alla conquista di gran carriera del posto di Presidente del Consiglio, sulla base semplicemente delle decisioni adottate dal suo partito.

Intanto, è difficile compiacersi e considerare “buona politica” l’improvviso mutamento nelle parole e nelle decisioni del futuro premier. Non lo faccio io, ma l’ha fatto lo stesso quotidiano del suo partito, l’elenco delle cose che da più di un mese andava dicendo (solo per esemplificare: mai più governi di larghe intese, mai accesso alla guida di Palazzo Chigi senza un voto popolare, mai prendere il posto di Letta prima del compimento del semestre europeo, mai rinnovare i riti della vecchia politica); ed ora nel giro di pochi giorni, addirittura di poche ore, tutto è stato cancellato e smentito.

Si va al Governo con Alfano, si costringe Letta alle dimissioni, si cambia quasi tutto il Governo (ma Alfano resta, a quanto pare) con un metodo a dir poco discutibile (pur di dimostrare una pretesa discontinuità, si mandano a casa anche Ministri, come quelli dell’Istruzione che avevano ben meritato), non si fa un pur rapido passaggio in Parlamento, mentre si continua ad ignorare il vero e reale programma del nuovo esecutivo. Non c’è male, come rinnovamento della politica. E non c’è male anche sotto il profilo strettamente istituzionale; il cambio avviene sulla base di rapide e scontate consultazioni, al Parlamento spetterà un voto complessivo, di avallo di un lavoro già compiuto. Che ci siano dei precedenti in termini (un governo “eletto” senza un passaggio parlamentare, con un premier non eletto da nessuno, ma solo indicato dal suo partito), ne dubito. Comunque, conterebbero ben poco, visto che si afferma che si vuole rinnovare la politica.

E non ci si venga a dire che il passaggio parlamentare  non era utile perché le dimissioni di Letta erano irrevocabili e dunque non c’era la possibilità che cambiasse idea. Serissimi costituzionalisti hanno già dimostrato che non è così, perché il Parlamento deve essere chiamato in causa, non già per prendere atto delle dimissioni oppure decidere di mantenere in vita il vecchio Governo, ma – essenzialmente – perché tutto avvenga alla luce del sole e con un pubblico dibattito dal quale i cittadini apprendano le ragioni per cui il “passaggio” sta avvenendo, con quelle modalità, con un Governo che non ha avuto la sfiducia, con dimissioni non spiegate, se non da una riunione di partito (peraltro assai ambigua, sul punto), con la scelta di un Presidente del Consiglio estraneo al Parlamento, con un programma tutto da conoscere, prima ancora che da verificare.

Questo dibattito non ci sarà, a quanto apprendiamo.

Anche questa, a tutto concedere, non è proprio una novità e questo è davvero singolare quando si parla continuamente di innovazione e cambiamenti nello stesso modo di far politica.

Con questo, non intendo affatto “difendere” il Governo Letta, che ha le sue responsabilità e le sue colpe, sempre denunciate da queste colonne. Del resto, che ci sia stato e che ci sia qualcosa che non funziona, lo si deduce da quello che sta avvenendo in Parlamento, dove si sta profilando un pauroso ingorgo di decreti in scadenza (5 a febbraio e 3 a marzo); e quali decreti! Basti ricordare che c’è il cosiddetto “mille proroghe”, già carico di una montagna di emendamenti; c’è il finanziamento pubblico dei partiti e c’è il famosissimo decreto “salvaRoma”; e, ancora, lo “svuotamento carceri”, il “destinazione Italia”; il decreto che proroga le missioni all’estero, e così via. Una massa di provvedimenti urgenti e in scadenza, che ingolosiscono le opposizioni, che faranno di tutto per ostacolarli. Un calendario come questo rappresenta di per sé un giudizio negativo, prima che sul Parlamento, sul Governo, che non è stato capace di procedere oculatamente e nelle forme ordinarie.

Ma, detto questo, “non si uccidono così i cavalli”; insomma, anche per cambiare di passo (e di esecutivo) ci vorrebbe un po’ più di garbo (e non parlo solo di “educazione”, ormai smarrito da tempo, ma soprattutto di garbo istituzionale).

In mezzo a tutto questo, guardo ancora – con malcelata nostalgia – alla mia “agenda” della settimana scorsa e mi accorgo che al mio elenco di priorità politiche e soprattutto sociali, non viene contrapposto, allo stato, praticamente nulla che sia noto e conoscibile; eppure, parlavo di “pianificazione degli interventi “(addio ai decreti-legge), di provvedimenti urgentissimi per risolvere la gravissima emergenza  sociale, della creazione di un piano organico e mirato per reperire le risorse necessarie ad un rilancio delle attività produttive e alla creazione di posti di lavoro “veri”, di riforma della politica, di forte impegno contro la criminalità organizzata e contro la corruzione; e parlavo anche di riforme istituzionali basate sulla conoscenza, sulla riflessione e sul confronto reale attorno ai modelli possibili per realizzare una concreta differenziazione del lavoro delle due Camere.

Un vero libro di sogni: a Roma si sta parlando, al solito, di posti, di nomi, di caselle da occupare e da destinare, ma gli obiettivi restano nel vago: si parla sempre di riforma della legge elettorale; ma se poi la si fa in un modo da molti giudicato pessimo, e se essa finisce in mezzo all’ingorgo dei decreti, anche su questo c’è poco da sperare, soprattutto se si pensa che bisognerebbe ancora approfondire, confrontarsi, riflettere e non improvvisare.

Ma almeno, a prescindere dalla velocità (anzi, dalla fretta) che è realmente e fin troppo innovativa, qualche “novità” c’è? Certo, ce n’é almeno una, a cui non pensavamo più: la soglia del Quirinale, una volta preclusa a chi aveva anche solo un avviso di garanzia, è stata varcata, a quanto pare, da un condannato, provvisoriamente e incredibilmente libero di circolare, solo perché un Tribunale di sorveglianza sta tardando a decidere se assegnarlo agli arresti domiciliari oppure ai servizi sociali. Questa è davvero un’innovazione, la seconda peraltro, dopo lo “storico” incontro al Nazareno tra due leader entrambi estranei al Parlamento, di cui peraltro uno perché non ha ancora avuto modo di farsi eleggere e l’altro perché dal Senato è stato escluso per decadenza.

Ci sarebbe da sorridere, se non ci fosse da piangere. Ma noi, vecchi combattenti, non sorridiamo e non piangiamo: stringiamo i denti, aspettando che si torni davvero ai valori ed alle regole della Costituzione, che prenda il sopravvento la politica “buona”, che insomma qualcosa cambi davvero, nel nostro Paese. Noi non abbiamo mai disperato ed anche di fronte a prove terribili, continuiamo a pensare e sperare che all’Italia arrida un futuro migliore, all’insegna della nuova politica, dell’antifascismo, della democrazia (parole, quest’ultime, che ci piacerebbe sentire, almeno ogni tanto, nei discorsi e ragionamenti politici, ed invece non si sentono praticamente mai).

Naturalmente, limitarsi a sperare sarebbe troppo poco. Non lo abbiamo mai fatto e non lo faremo neppure adesso, anche se i tempi sono difficili e complessi. Ma noi – la nostra Associazione – siamo portatori di valori che vengono da lontano e ci parlano di donne e uomini che, per quei valori, hanno lottato e sofferto, non scoraggiandosi mai, ma sempre operando perché essi trionfassero. Se avessimo solo “sperato”, non ci sarebbe stata la Resistenza ed avremmo finito per aspettare l’arrivo degli Alleati. Invece, c’è stato un impegno forte e deciso anche quando tutto sembrava perduto, a fronte di una barbarie incalzante e dotata di uomini e mezzi soverchianti. Quell’impegno ha pagato, alla fine, come pagherà anche oggi se non ci arrenderemo allo sconforto, alla delusione, allo smarrimento e cercheremo di fare sentire, con forza, la voce della Costituzione, la voce, mai incrinata, dei tanti che hanno combattuto per la nostra libertà e per il futuro del Paese.

Carlo Smuraglia – Presidente Nazionale ANPI

Roma, 18/02/2014

Commemorazione dell’ eccidio del Campo ai Bizzi per il 70˚ Anniversario

 15 e 16 FEBBRAIO 2014
Sabato 15 Febbraio:
canti e racconti sulla resistenza a teatro.

Domenica 16 Febbraio:
Commemorazione dell’ eccidio del Campo ai Bizzi
per il 70˚ Anniversario

Sez. ANPI Monterotondo.M-Montieri

Il Coordinamento Antifascista/ Antirazzista
alta Maremma alta Val di Cecina

U.S.D Sez trekking Monterotondo Marittimo

Con il Patrocinio del Comune di Monterotondo Marittimo

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Comunicato stampa

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Oggi martedì 11 febbraio la proposta di nuova legge elettorale è approdata alla Camera dei deputati, come sezione ANPI di Grosseto “Elvio Palazzoli” vogliamo fare nostra e rendere nota alla cittadinanza la posizione del nostro Presidente Nazionale, il partigiano combattente e noto giurista, Carlo Smuraglia, il quale ha sottoscritto il cosiddetto appello dei giuristi, tra i quali Gaetano Azzariti, Lorenza Carlassare, Luigi Ferrajoli, Stefano Rodotà, Anna Falcone, Domenico Gallo e Raniero La Valle.

 

 

 

Ha dichiarato Smuraglia: “E’ il caso di occuparsi del merito dello ‘sdoganamento’ di Berlusconi e dunque dell’intesa con Renzi. Anzitutto per quanto riguarda la legge elettorale. Diciamo tutti da molto tempo che il porcellum doveva essere cassato perché toglieva poteri e diritti ai cittadini. Ma ora, d’improvviso, si scopre che lo schema della nuova legge non restituisce affatto ai cittadini la libertà di scegliere, ma è seriamente e fortemente attestato, ancora una volta, sulle liste bloccate ad emanazione dei partiti. Un progetto che va contro la sostanza delle motivazioni della Corte Costituzionale e contro una evidente logica democratica. Per questo ho firmato un appello di giuristi perché non si dia vita ad un altro “mostro”, anch’esso affetto da illegittimità costituzionale” (da ANPI news n. 105). Nella stessa dichiarazione Smuraglia critica l’alto sbarramento per entrare in Parlamento contro i partiti minori e l’enorme premio di maggioranza per chi prende più voti, tale per cui chi vince ha un volto che vale il doppio degli altri, cosa che va evidentemente contro l’art. 48 della nostra Costituzione, che deve essere “personale ed uguale, libero e  segreto”.

 

 

Smuraglia auspica “un’ampia discussione” sulla legge elettorale dentro l’ANPI”, è auspicabile una discussione la più ampia possibile tra tutti i cittadini, perché la legge elettorale non riguarda solo i partiti, ma come i cittadini vengono rappresentati nelle istituzioni democratiche preposte a prendere decisioni importati per tutti.