Si commemora oggi (12 giugno) il 69º anniversario della strage di San Leopoldo, località nella campagna di marina di Grosseto, dove il 12 giugno 1944 i nazisti uccisero sei civili inermi: Luigi Botarelli, Livio Botarelli, Fortunato Falzini, Giancarlo Lari, Olga Lari e Roma Madioni. La cerimonia, voluta e organizzata dal Circolo Aics del Casotto Pescatori, in collaborazione con la popolazione del luogo e la partecipazione della sezione Anpi di Grosseto, si terrà nel luogo della strage, in località San Leopoldo (tra il Cristo e Marina di Grosseto), dove l’anno scorso il Circolo Aics ha fatto installare un cippo commemorativo (foto).
La storia della strage di San Leopoldo ha ancora degli aspetti non conosciuti. Ne esiste scarsissima documentazione e a quasi settant’anni di distanza, ancora non sono stati individuati i colpevoli. L’unico processo che si tenne dopo la strage fu per un furto di corredi da sposa, avvenuto dopo la strage. Su Il Tirreno in edicola oggi (mercoledì 12 giugno), la storia e le testimonianze.
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«Il rudere a San Leopoldo va restaurato»
L’annuncio dell’assessore Monaci durante la cerimonia di ieri in ricordo delle vittime della strage del 1943
GROSSETO. Una cerimonia silenziosa nel punto esatto dove sessantanove anni fa il fragore degli spari squarciò la vita a sei innocenti. Così circa sessanta persone hanno ricordato ieri pomeriggio la strage di San Leopoldo, dove il 12 giugno 1944 i nazisti uccisero sei civili che si erano rifugiati al casello idraulico per sfuggire alla furia degli ex alleati divenuti nemici.
Quel giorno i militari tedeschi avevano il compito di far saltare il ponte sulla fiumara di San Leopoldo. Alcuni fascisti dissero loro che al casello idraulico, lì vicino, c’erano anche partigiani e giovani renitenti alla leva. E fu una strage. Furono uccisi il custode del casello idraulico Fortunato Falzini, Olga Marchetti Lari e il figlio Giancarlo, la venticinquenne Roma Madioni che si era appena sposata, Luigi Botarelli e il figlio sedicenne Livio, che si era nascosto invano in una cisterna d’acqua e fu colpito da una bomba a mano.
Ieri il comitato Aics di Casotto Pescatori li ha voluti ricordare in una cerimonia nella quale è stata deposta una corona d’alloro sul cippo posato l’anno scorso vicino al ponte sulla fiumara. Vi hanno partecipato i familiari delle vittime e dei sopravvissuti, i membri dell’Aics con il presidente Fulvio Filosomi, i gonfaloni della Provincia, l’Anpi (con il presidente provinciale Nello Bracalari e il presidente Giuseppe Corlito), l’associazione Marinai in congedo, che si sono presentati in divisa, e le autorità locali.
Presente il viceprefetto Luigi Manzo, il presidente del consiglio provinciale Sergio Martini e l’assessore ai Lavori pubblici Giuseppe Monaci, in rappresentanza del Comune. E chissà se sia stata la commozione della cerimonia o l’aver visto da vicino le condizioni di abbandono in cui versa l’edificio, ormai diroccato. Fatto sta che l’assessore Monaci si è lasciato scappare una mezza promessa o, almeno, un impegno: quel luogo va recuperato, gli va restituita la dignità che merita.
«E magari – ha spiegato l’assessore – se ne potrebbe fare un museo o un centro di documentazione».
«Sono soddisfatto e commosso – spiega Filosomi – e sono molto contento delle parole di Monaci. Intanto è importante aver ricordato degnamente questo doloroso capitolo della storia».