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Per capire di cosa parliamo quando in Italia parliamo di “Olocausto” o “Shoah” forse dobbiamo cominciare dalle copertine e dai titoli delle due edizioni del libro di Robert Gordon, professore di cultura italiana contemporanea all’università di Cambridge: quella inglese, The Holocaust in Italian Culture 1944-2010, e quello italiano, Scolpitelo nei cuori. L’Olocausto nella cultura italiana (1944-2010), appena pubblicato da Bollati Boringhieri. Le differenze nel titolo e nella copertina esemplificano alcuni dei punti sollevati dall’importante ricerca dello studioso inglese. Per porgere l’opera a un pubblico italiano non accademico, l’editore, che nella bandella si interroga sulla relazione tra quell’evento storico e la “nostra dimensione culturale condivisa”, ha forse ritenuto necessario il richiamo alla dimensione emotiva (i cuori), vittimaria (il ritaglio di un documento che si riferisce a una singola vittima ebrea) e a quel dovere al ricordo (Scolpitelo) cui siamo chiamati nel giorno della memoria, rielaborando un verso della poesia di Primo Levi.
Per capire il perché di queste scelte traduttive e paratestuali, dobbiamo proprio immergerci nell’opera di Gordon che sembra rappresentare sin da subito un nuovo e fondamentale punto di riferimento nel campo degli Holocaust Studies in Italia. Continua a leggere