Domanda del giorno: gerarca nazista in galera a 91 anni?

Il genocida nazista Demjanjuk colpevole ma subito libero, a 91 anni. Giusto a quell’età o dovrebbe scontare la condanna in galera?

Ivan «John» Demjanjuk, l’ausiliare ucraino al servizio delle SS nel campo di stermino di Sobibor dove furono gassati 250 mila ebrei, è stato condannato giovedì da un tribunale di Monaco a 5 anni di carcere per concorso nell’omicidio di almeno 27.900 ebrei in quel lager polacco nel 1943. Ma, considerato che ha 91 anni e che ha già passato due anni in prigione prima del processo, il giudice ne ha disposto la immediata scarcerazione in libertà condizionale. È giusto? O, quantomeno per certi reati incancellabili e imperdonabili – quali il genocidio degli ebrei e dei tutsi del Ruanda, o i desaparecidos argentini e lo sterminio della gente della Unidad popular nel Cile di Pinochet, i massacri di Srebrenica e della Krajina – sarebbe più giusto che, indipendentemente dall’età, dallo stato di salute e dal tempo trascorso dai fatti, criminali come Demjanjuk, come Priebke, come Videla, come Pinochet (che la morte salvò nel 2006) resti in galera senza beneficiare delle conquiste che la civiltà giuridica e il garantismo offrono anche a loro? Abolire la pena di morte e l’ergastolo, evitare di scontare la condanna in carcere dopo i 70 anni (in Italia) sono prove di civiltà tout court. Ma possono, devono valere per tutti? Non ci dovrebbero essere eccezioni?